l’eleganza del cavallo, non la misurazione della durata

Laboratorio di viaggio a Rebibbia

 Mio nonno soleva dire: «La vita è straordinariamente corta. Ora, nel ricordo, mi si contrae a tal punto che, per esempio, non riesco quasi a comprendere come un giovane possa decidersi ad andare a cavallo sino al prossimo villaggio senza temere (prescindendo da una disgrazia) che perfino lo spazio di tempo in cui si svolge felicemente e comunemente una vita, possa bastare anche lontanamente ad una simile cavalcata».

Con i detenuti di Rebibbia, alcuni dei quali protagonisti di Cesare deve morire, nell’ambito del corso di Letteratura di viaggio, abbiamo lavorato su Il prossimo villaggio, il brevissimo racconto di Kafka riportato integralmente sopra, che mi pareva delineare la soffocante sensazione che bisogna attraversare per porsi in un’altra dimensione, quella appunto del viaggio.

Loro, invece, mi hanno insegnato la verità meno evidente, ma più affascinante, di questo frammento: il protagonista è il cavallo e la voglia di viaggiare e fare esperienza.  Animale elegantissimo, simbolo di potenza e velocità, dona la dimensione di una profondità esistenziale, non della superficiale durata. Così, guardando al suo movimento, al pentimento e alla gratitudine, possiamo ripassare la vita con lo sguardo curioso del giovane e non con la melanconia del vecchio di Kafka.

In generale l’iniziativa promossa dal garante per i diritti dei carcerati e dall’Università di Tor Vergata, “Teledidattica in carcere” prevede la registrazione delle normali lezioni in aula universitaria delle materie oggetto dello studio, inserite nel Piano degli studi, che i detenuti vedono in carcere, studiando poi, molto spesso in piccoli gruppi, sui libri di testo. Appassionati di scritture di viaggio (che singolare e affascinante “ossimoro”, la chiusura più totale, la pena, l’epiazione, la costrizione, la voglia di “evadere” nell’immaginare, come nello splendido libro di Jack London, Il vagabondo delle stelle, per non compatirsi o farsi compatire, per ritrovare la dignità, liberi dentro) mi hanno chiesto di tenere un breve ciclo di laboratori “in presenza”, da cui è nata la sorprendente lettura del Prossimo villaggio.

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