Contaci le ossa, Redentore,
anche le ossa baciaci.
una per una,
e le anime spose e amanti.
Rileggo le parole di Testori raccolte da Fulvio Panzeri in Davanti alla Croce, Interlinea, 2011, verso la Pasqua. La lirica dalla quale sono tratti questi versi è del 1979, in Preghiere, un prologo a Ossa mea, non più pubblicato in quella sede.
Nella negazione di Te
dentro la cisterna,
in siepe oscura, postribolo d’incontri ciechi e d’animali,
Cinghiale del Padre
m’hai raggiunto
e azzannato.
Nei baci di carne che m’ hai dato
viziato com’ero a carne solo disperata
la Carne vera e ferma ho ritrovato.
In tutto il libretto, bellissimo, ci si interroga sul mistero del dolore e della malattia, con accenti unici di speranza concreta, carnale, come le immagini di questi versi. Il brano seguente è tratto da un articolo del “Corriere della sera”, per la Pasqua, il 6 aprile del 1980:
“quasi fosse una piccola, breve foglia, il miracolo della speranza; e che una tale piccola e breve foglia dobbiamo coltivare e far crescere con tutte le nostre forze, perfino col nostro misero sangue e col nostro misero fiato; pronti a rigettarci un’altra volta nella comprensione e nella partecipazione del dolore e della sofferenza per portare anche questa, successiva e terribile messe dentro le braccia della speranza e della pace; poiché noi stessi alla pace e alla speranza arriveremo solo in quest’onda di carità e d’amore che non cessa mai di farsi carico dei bisogni e delle necessità degli altri”.
Voglio trascrivere anch’io la bellissima poesia scritta da Testori ad un anno dalla morte, dentro quel dolore e quella malattia, riportata sul sito dell’Associazione invitando a ricordare lo scrittore e il suo amico Emanuele Banterle.
“Nel momento della morte, anzi, del passaggio, vorrei riuscire a dire, o almeno, a pensare: grazie. Grazie a Dio per avermi dato la vita; grazie a suo Figlio per avermi tenuto nelle sue braccia anche quando non sapevo far altro che bestemmiarlo; grazie per avermi dato la sua speranza senza annientare la mia disperazione. Grazie alla mia famiglia ed ai miei amici, soprattutto a uno che ha il nome delle ali; grazie per avermi circondato e soverchiato d’amore. Grazie alla vita, al mondo; a tutti; a tutto; e per tutto; anche per il dolore che vivere comporta. Grazie; e perdono”.
nella comprensione e partecipazione al dolore
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