La lavanda dei piedi

Ungaretti: ecco come fa Iacopone

Ecco come fa Iacopone. …

Anima e corpo erano in quel’onda del canto così impegnati e compromessi e rapiti che il tema non aveva bisogno di essere cercato: era presente, era necessario, scoppiava con sicurezza improrogabile. Noi moderni abbiamo molto da imparare dai maggiori. Abbiamo da imparare a usare le parole-luce come le usavano, abbiamo da imparare che la poesia è fatta da parole-luce, voglio dire di parole che entrano in noi senza tante chiacchiere e ragionamenti, oserei dire per un effetto di miracolo, e fanno in noi la luce e ci mutano.


Sono parole di Giuseppe Ungaretti, dedicate, nelle sue lezioni brasiliane del 1937 (ora nel “Meridiano” Mondadori Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni) a Iacopone da Todi. La parola miracolo ci riporta alla Croce e alla Resurrezione, alla corporalità, all’umiltà, alla sofferenza, alla grande speranza di un infinito amore sull’orizzonte delle cose concrete e corruttibili di questo grande poeta francescano . Dei riti della Quaresima e della Pasqua, della parola miracolo, del suo farsi storia, rimane, luce vera, un gesto dei più commoventi. Che mi ha sempre commosso. La lavanda dei piedi che si ripete il giovedì santo. Anche quest’anno, non potendo fisicamente compiere questo gesto concreto, don Giacomo si è raccomandato di seguirlo con attenzione. Ho presente con commozione le volte che mi “ha lavato i piedi”: i gesti che “ci mutano”, pur nella distrazione, che costruiscono, lontani e vicini,  da lontano o da vicino, il cuore di quello che siamo.

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