Testori su Pasolini

“Chi ha voluto veramente la vita”

“Così chi ha voluto veramente la vita può trovarsi più presto degli altri dentro le mani stesse della morte che ne farà strazio e ludibrio. A meno che il dolore non insegni la ‘via crucis’ della pazienza. Ma è una cosa che il nostro tempo concede?

”.

Così Testori nel bellissimo articolo per la morte di Pasolini, 11 novembre del 1975, sull’”Espresso”. Tra le cose più lucide di Testori “corsaro”, visibile nel cartellone dell’ultima stanza della mostra su Pasolini in corso a Novate, di faccia ad un filmato che scorre continuamente per la memoria tra gli ultimi del poeta di Casarsa, girato tra le dune di Sabaudia. Di lì a una quindicina d’anni Testori doveva testimoniare su se stesso la possibilità della pazienza, nella malattia, la sua personale “via crucis”. Rimane profeta corsaro (vedi anche post precedenti), diverso e, per certi aspetti convergenti, compagno di Pasolini, ma dentro una sperdutezza che è anche altro: la lingua materna, i volti degli amici, l’attenzione ai giovani, le lettere della Carità degli ultimissimi anni.

Tutto l’articolo è straordinario, dentro e al di là di Pasolini (nei prossimi post altri brani), illumina la genialità umana più tormentata dalla ricerca di un assoluto nei rapporti con la realtà. Questo è il finale:

“La vicinanza della morte chiama ancora più vita: e questo più o troppo di vita che cerchiamo fuori di noi, in quegli incontri, in quegli occhi, in quelle labbra, non fa altro che avvicinare ulteriormente la fine. Così chi ha voluto veramente e totalmente la vita può trovarsi più presto degli altri dentro le mani stesse della morte che ne farà strazio e ludibrio. A meno che il dolore non insegni la ‘via crucis’ della pazienza. Ma è una cosa che il nostro tempo concede?”. E a prezzo di quali sacrifici, di quali attese, di quali terribili e sanguinanti trasformazioni o assunzioni di quegli occhi e di quelle labbra?”

No Comments

Leave a Reply

Your email is never shared.Required fields are marked *