Lontano lontano/ come un cieco/ m’hanno portato per mano

Bisogno di un proposito

D’un colpo, ogni cosa è cambiata, il tono, l’aria, non si sa che pensare, chi ascoltare. Quasi che per tutta la vita ti avessero condotto per mano come una bambina e, ad un tratto, ti avessero lasciato: impara a camminare da sola. E non c’è nessuno intorno, né amici né autorità costituite. Allora ci si vorrebbe poter affidare all’essenziale, alla forza della vita o alla bellezza o alla verità; perché esse, e non le autorità umane ormai travolte, ti dirigano in modo sicuro e senza riserve più di quanto non avvenisse nella solita vita di sempre, ora tramontata e lontana

Questa frase dal Dottor Zivago è un passaggio evidenziato in uno dei libri rinvenuti con la salma di Cris McCandless, il ragazzo trovato morto in Alaska la cui storia ha girato il mondo grazie al libro di Jon Krakauer, Into the Wilde (Nelle terre estreme, Corbaccio, in Italia) e il film omonimo di Sean Penn. Il ragazzo a margine aveva scritto Bisogno di un proposito. Sono tante le citazioni e i libri che il ragazzo si portava nel cuore, in giro per gli Stati Uniti (Pastenark, il Walden di Thoreau – Datemi la verità, invece che amore, denaro o fama – e Tolstoj su tutti), altre ne aggiunge Krakauer. Da più di un anno la storia del ragazzo si è fissata nel mio cuore, ha a che fare con i profeti e re di qualche post fa: “allora ci si vorrebbe poter affidare all’essenziale”. Non poche le analogie con il giovanissimo Carlo Michelstaedter, Domani ne parleremo con i detenuti studenti del carcere di Rebibbia, per il laboratorio di viaggio, dopo che anche loro hanno visto, o rivisto, Into The Wilde….

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