Durante gli esami a Rebibbia

Foglio dal carcere

Volete sapere chi sono io? Leggete quello che scrivo, assaporate quella luce, quella speranza, quella spensieratezza che cerco all’interno dei libri che leggo, alle assonanze che trovo, al mio modo unico e irripetibile di sentirmi libero.

Durante gli esami di Letteratura italiana nel carcere di Rebibbia, su Verga e Pavese, il primo degli studenti ha lasciato un foglietto a Luisa Di Bagno (tutor e dottoranda di ricerca proprio sulla scrittura in carcere) a proposito di un suo scritto sulla interpretazione di Pavese da parte del grande Luigi Vannucchi, nello spettacolo Il vizio assurdo, di Fabbri-Lajolo. Luisa pubblica questo foglio, al fondo di un suo bellissimo articolo per la rivista Mosaico di Agosto, dedicato alle antologie di scritti dal carcere, che dedica un secondo numero al tema Liberi dentro:

In questo contesto mi sento di inserire le riflessioni recenti di uno studente di Rebibbia Angelo M. nate dalla lettura del libro Ritorno a Pavese, una frase di Luigi Vannucchi attore di cinema e teatro legato alla figura di Cesare Pavese interpretato nell’opera teatrale Il vizio assurdo.

Se devo dire cosa mi rende il più possibile felice direi che sono tutti i momenti in cui riesco ad essere veramente “attivo”, in qualsiasi campo, nel lavoro come in amore. Sono felice nel momento in cui la mia attività mi rende semplicemente contento di esistere, senza nemmeno chiedermi perché esisto. Solo così, solo quando “sono” e basta, posso addirittura sentirmi il mondo in pugno.(Luigi Vannucchi, mostra fotografica)

“Io, riesco a sentirmi particolarmente “attivo” in questa vita “non vita” soprattutto quando mi metto a studiare perché do un senso a questa attività che ho scelto da tempo.

Lo studio mi aiuta a migliorarmi e arricchirmi culturalmente e ciò mi permette di evadere da questi luoghi e di non oziare. (Anche se Pavese sosteneva che nell’ozio a volte possono nascere grandi pensieri, idee). Ma io, penso, che sia meglio essere attivi, magari questo mio pensiero può essere dettato dalla necessità del contesto in cui mi trovo e vivo.

Ritengo che la vita sia una continua ricerca dell’anima. E che il domani ci veda uomini migliori di ieri. Molto dipende solo da noi stessi, dalle persone che incontriamo nel cammino della nostra vita e delle circostanze che grosso modo sono da noi predeterminate.

Solo il tempo ci potrà dare le risposte quasi definitive.

Ma in me c’è comunque la motivazione e la speranza, che per me è la luce più luminosa che ci sia, e nonostante sia la più incerta, io questa luce non la spegnerò mai.

Perché è attraverso questa luce in cui credo, che mi sarà possibile riaccendere quelle luci che voi mi avete fatto spegnere come quella dell’amore, della fede e della gioia più grande che sarà quella di ri-vivere i miei giorni e la mia vita in tutta la loro pienezza e spensieratezza di quando ero ragazzo: animo puer”. (Angelo M.)

Volete sapere chi sono io? Leggete quello che scrivo, assaporate quella luce, quella speranza, quella spensieratezza che cerco all’interno dei libri che leggo, alle assonanze che trovo, al mio modo unico e irripetibile di sentirmi libero. Questa antologia di scritti dal carcere rappresenta testimonianze attive di persone che hanno scelto di raccontarsi per aiutare se stessi e gli altri in questo viaggio o percorso verso una meta ancora da destinarsi, superando solitudine, soffocamento, sensi di colpa e mancanze, sicuramente riprendendo le parole di Angelo M. “verso un domani che ci veda migliori di ieri”.

No Comments

Leave a Reply

Your email is never shared.Required fields are marked *