In cerca del mattino, di Enrico Guaraldo: il Mattino “è Possibilità Pura. Ma niente è più come prima allorché si delinea”. Da Flaubert agli altri grandi della letteratura ( gli amori in comune Gadda, Mann e Camus) il libro pubblicato nel 2004 da Franco Angeli è un romanzo appassionato di come la letteratura risalga alla sorgente della vita, bevendone dolore e speranza.

Enrico Guaraldo: Se ora provo a disegnarlo, il Mattino?

Com’è palese, l’atto di nascere è inquinato. Il tempo lo consuma, quest’atto c’è per non esserci più, per scivolare, come ogni evento verso la propria scomparsa, ma nel caso del nascere tale destino colpisce in modo speciale per il controsenso che esprime: una nascita, – che muore. […]

Sembra difficile coglierlo in una sua purezza, e in una sua freschezza, per cui sia solo produzione del nuovo. Se è immerso nel tempo, non può essere implicato solamente col nuovo.

Forse l’unico modo per riuscirvi è immaginare la nascita libera dal tempo: la si fissa in uno stato virtuale, quando sta per accadere ma non è ancora accaduta, quando è, per così dire, sulla soglia di se stessa. Ebbene non è proprio questa la Sospensione? Il futuro non esiste ancora ma è stato annunciato. Anzi, è imminente. Concludiamo: il cuore d’una nascita non è la forma che si manifesta, ma il preannunciarsi d’una forma.

[…]

Che cos’è il Mattino, una condizione dello spirito? […] Nel mattino, l’animo si solleva: verso l’impegno imprevisto, e il desiderio del nuovo. Possiamo anche dire: si schiude e rimane schiuso attendendo la comparsa degli eventi. Sarà quel che sarà! Il futuro è appena cominciato.

Oppure il mattino è un modo di pensare?

Anzi: una categoria filosofica, che diventa strumento utile a pensare. Mezzo per costruire singole idee, ovvero principio di visione del mondo […]

Se ora provo a disegnarlo, il Mattino? Sulle prime dico: è un angolo ottuso, una porzione di spazio che si amplifica, magari in modo smisurato. La vita potrà accadere, avrà luoghi a sua disposizione per farlo. Poi, però, ricordo, l’azione del tempo, che finisce e che limita; così quell’angolo, fatalmente, si restringerà. Allora correggo: è solo una possibilità. E’ Possibilità Pura. Ma niente è più come prima allorché si delinea, se non altro perché è adombrata un’ipotesi di svolgimento.

5 Comments

  • luigia amoroso wrote:

    Sono stata molto legata al professore Guaraldo alcuni decenni fa. Ho appreso della sua morte per un caso brutale, consultando Internet.Sarei grata a chiunque volesse farmi conoscere un qualche particolare della sua fine, oltre i numeri della data: naturalmente in assoluto rispetto della sua persona. Ringrazio davvero di cuore. Luigia Amoroso

  • pierangeli wrote:

    Cara Luigia, il Maestro Enrico Guaraldo è deceduto in seguito a complicazioni sorte durante una non facile operazione chirurgica. Non so molto di più, anch’io ho voluto mantenere la discrezione. Credo che farà piacere ai suoi allievi Luca Bevilaqua e Alessandro Piperno ricevere una tua mail in onore di Enrico. Trovi facilmente le loro mail nel sito dell’Università Tor Vergata. Con molta dignità e su indicazione del Maestro, non hanno voluto cerimonie o convegni o libri in memoria, al di fuori del funerale, intenso e commovente, con tantissimi allievi di tutte le età.

  • Anche io apprendo per caso su Internet della scomparsa del professore Enrico Guraaldo. E’ stato mio professore di francese all’Istituto Universitario Orientale di Napoli negli anni ’80. E’ stato per me un grande maestro, e la sua scomparsa mi addolora. Le sue lezioni all’universita’ erano semplicemente bellsssime. Mi ha insegnato tantissime cose, di francese e non solo. Un maestro di vita, una persona appassionata, capace di trasmettere amore per la cultura e per tutte le cose per cui vale vivere. Non lo dimentichero’ mai. Grazie, professore. Una sua allieva devota.

  • Josef Kaspar wrote:

    Buongiorno, anch’io ho saputo della morte del professor Enrico Guaraldo su internet e per caso. Sono nato a Praga, ma dall’autunno 1969 vivo a Roma Fino all’inizio degli anni 80 eravamo molto amici, ci sentivamo anche varie volte al giorno. Oltre alla sua amicizia devo molto al suo aiuto in vari momenti non facili durante i miei primi 10 anni di vita in Italia. Poi, come a volte succede, la vita ci ha allontanati. Anch’io sono del 1946 e negli ultimi anni mi era varie volte venuto il desiderio di riprendere i contatti. Purtroppo, tra un impegno e l’altro non l’ho fatto. Mi dispiace terribilmente e spero che sua moglie Anna e la figlia Valentina abbiano potuto superare il grande dolore che le ha colpite. Enrico, scusa, non ti dimenticherò mai. Josef

  • Caro Enrico, ah se ti ricordo! A te ed al grandissimo Giovanni Macchia, nostro comune Maestro, devo quel poco di “francesista” che sono. Ho vissuto a te, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta del Secolo scorso un sodalizio indimenticabile. Poi ci siamo persi di vista perché, a causa della tragedia che mi colpì, anche tu non mi sopportavi più.
    Ti scrissi pochi anni fa, quando venni a sapere che la tua povera moglie Anna ti aveva preceduto nel Regno dei Cieli. E tu mi rispondesti con una lettera che ovviamente ho conservato, anche se purtroppo non so dove. Non ti dimenticherò mai. E un caloroso abbraccio a Valentina, che ho conosciuto solo in fasce.

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