Ultimi esami della sessione, oggi a Rebibbia. Clima teso, drammatico.

io, come lui, sono un detenuto.

Io non sono Darrel Standing (il protagonista del Vagabondo delle stelle di London, detenuto nelle carcere di San Quentin), ma conosco il significato insito nella sua storia, io so cosa significa essere materia rinchiusa nella materia, io non ho bisogno di immedesimarmi in lui per comprendere cosa sia l’assoluta mancanza di libertà, io, come lui, sono un detenuto.

Ultimi esami della sessione, oggi a Rebibbia. Aria inquieta, triste, forse perché si sente il caldo della solitudine del mese più “pericoloso”. Bisogna fare presto a cambiare il sistema penitenziario. Si è sparsa la voce di un ennesimo suicidio. Vero o non vero, sono dannatamente tanti. Uno degli studenti interrogati (e loro, in fin dei conti, sono persone che guardano ad un futuro diverso) di in attesa di un prossimo giudizio, in uno scatto di esasperazione rabbiosa, non ha potuto non dire che sarebbe tornato a delinquere, perché chi può accogliere un detenuto!
Un momento drammatico, a cui si deve rispondere, dovuto in buona parte alle condizioni disumane del carcere.
Le citazioni riportate sopra sono di un altro detenuto, anche lui oggi assai inquieto. Intelligentissimo, tutti trenta e lode, commenta il testo sul carcere di Jack London, Il Vagabondo delle stelle. Qualche altro brano nel prossimo post.

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