“penetra, scendendo nel cuore dell’amante”: un altro mondo quando le parole del poeta si realizzano nella semplicità e bellezza dello sguardo dei due giovani sposi, Francesca (di Urbino) e Michele (di Arezzo), con la coralità e la partecipazione silenziosa dei genitori, degli amici, e la gioia nei canti di ringraziamento dei doni ricevuti.

Auguri Maria Francesca, con le tue parole sulle “Rime” di Michelangelo, la bellezza e il nuovo inizio del tuo sorriso di sposa (11-8-2013, Pieve San Cassiano, Urbino)

Nel sonetto 260, databile a partire dal 1546, la teoria platonica dell’amore qui accolta suggerisce il viaggio dalla terra al cielo offerto all’anima “svegliata” dal primo amore passionale per una bellezza terrena ma superlativa. Le quartine descrivono appunto un percorso: l’ardore apre la strada all’intuizione divina che, recuperando il topos delle frecce d’amore che nella tradizione colpiscono tanto i poeti quanto i mistici, penetra, scendendo nel cuore dell’amante; la seconda quartina introduce invece il moto ascensionale con cui deve rispondere l’anima: le ali, il volo, l’ascesa e la salita, sono elementi fondamentali nella poesia di Michelangelo.

Dottore di ricerca in Italianistica a Roma Tor Vergata (dopo la Laurea in Sapienza con Achille Tartaro), Francesca Papi ha vinto il Premio Certaldo per la tesi su Boccaccio e ha scritto saggi molto belli sulla poesia del Novecento e su Michelangelo. Ha curato con Laura Pacelli e il sottoscritto il libro Attorno a questo mio corpo, Hacca editore (gli scrittori attraverso la lente della loro corporalità) e Il viaggio nei classici italiani, Le Monnier, 2010, da cui il brano è tratto. Eccone una parte più lunga:

La datazione delle 302 rime che compongono il canzoniere di Michelangelo si può appoggiare solo in rari casi a elementi interni o esterni al testo che ne certificano il periodo di composizione: l’ordine con cui si susseguono, al quale corrisponde una cronologia purtroppo ipotetica, «è stabilito mediante un confronto tematico-stilistico, ovvero a seconda della maggiore o minore affinità di temi e linguaggio tra le singole rime» .
Nel sonetto 260, databile a partire dal 1546, la teoria platonica dell’amore qui accolta suggerisce il viaggio dalla terra al cielo offerto all’anima “svegliata” dal primo amore passionale per una bellezza terrena ma superlativa. Le quartine descrivono appunto un percorso: l’ardore apre la strada all’intuizione divina che, recuperando il topos delle frecce d’amore che nella tradizione colpiscono tanto i poeti quanto i mistici, penetra, scendendo nel cuore dell’amante; la seconda quartina introduce invece il moto ascensionale con cui deve rispondere l’anima: le ali, il volo, l’ascesa e la salita, sono elementi fondamentali nella poesia di Michelangelo. Dopo l’esposizione di questo doppio movimento di ascensione e discesa, scorrendo da un tono più narrativo a uno più sentenzioso, le terzine introducono un’altra opposizione canonica della concezione platonica: quella tra terra e cielo, parallela a quella tra anima e corpo. Sono le due possibili mete dell’uomo e le due componenti essenziali in cui e con cui l’io viaggia nella vita. Il recupero del platonismo, che qui sembra fare riferimento al cap. III del Commento sopra una canzone d’amore di Pico della Mirandola, veicola soprattutto la difesa della passione per la bellezza intesa come viatico al cielo e dunque della castità di uno sguardo di cui, qui come altrove, si rivendica il costante slancio spirituale.

Non è sempre di colpa aspra e mortale
d’una immensa bellezza un fero ardore,
se poi sì lascia liquefatto il core,
che ‘n breve il penetri un divino strale.
Amore isveglia e desta e ‘mpenna l’ale,
né l’alto vol preschive al van furore;
qual primo grado c’al suo creatore,
di quel non sazia, l’alma ascende e sale.
L’amor di quel ch’i’ parlo in alto aspira;
donna è dissimil troppo; e mal conviensi
arder di quella al cor saggio e verile.
L’un tira al cielo, e l’altro in terra tira;
nell’alma l’un, l’altr’abita ne’ sensi,
e l’arco tira a cose basse e vile. (Maria Francesca Papi)

Continua prossimamente

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