In questi giorni d’agosto, in una Torino ancora sonnolenta ed estiva, Cesare Pavese si strappava dalla vita. Sono passati 63 anni. Quello spietato grido, rabbioso e rassegnato, scettico e implorante, dell’ultima pagina di diario – “Scrivo: o TU, abbi pietà. E poi?” – forse chiede un abbraccio così, da uomo a uomo, ma con dentro la vita, la passione, carne e sangue.

“E mi sono sentita molto fortunata”. Daniela alla mostra dei Pugilatori di Testori, un racconto commovente.

“No. Tu non hai bestemmiato. Tu hai pregato, tu hai pregato”.

Al meeting nello spazio dell’Associazione Testori ogni giorno invitavano per un breve intervento una personalità legata in qualche modo a Testori. Il giorno in cui ero lì, ospitavano Intiglietta per raccontare dell’incontro con il movimento e don Giussani e degli Incamminati. Il racconto è stato sobrio e breve, ma una cosa mi ha commosso: quando finalmente i ragazzi del CLU (tra loro c’era appunto Intiglietta) convinsero Testori ad andare a pranzo con Giussani, trascorsero tutto il viaggio in macchina con Testori che diceva “Ma no, io non sono degno, io non sono degno”. Arrivati al ristorante, G., che li aspettava lì, si alzò di scatto in piedi e andò incontro a Testori, che continuava a ripetere la sua indegnità. Mentre si abbracciavano, entrambi commossi, Testori disse a don Gius “Io non sono degno…io ho fatto questo, quest’altro…. Ho perfino bestemmiato.” E Gius.: “No. Tu non hai bestemmiato. Tu hai pregato, tu hai pregato”. E da lì è iniziato un lunghissimo pranzo.
Mi ha commosso questa cosa per la capacità di Giussani di leggere l’animo, perché è forse la frase più vera su Testori E mi sono sentita molto fortunata

(Daniela Iuppa)

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