Citazioni tratte dalla bellissima antologia di “voci femminili” testoriane costruita da Daniela Iuppa per l’editore Studium di Roma, in uscita a novembre. Ne riparleremo.

Quelli che vivono di fronte alla morte, per farci amare la vita

«Quando vado al Louvre, e entro nella sala dedicata a questi maestri (Courbet- Géricault-Delacroix) ricevo un’emozione e una spinta di una vitalità incomparabile. È strano, non ci sono che i grandi pessimisti, quelli che vivono di fronte alla morte, per farci amare la vita; o
per non farcela odiare troppo» (Giovanni Testori, in Alberto Arbasino, Giovanni Testori, in «La Repubblica», 19 marzo 2012)

«Ci vuole un paesaggio. Esteriore o anche interiore (ma
sempre dalla geografia oggettivamente definita), se no le parole diventano
la pura espressione – che espressione non è – delle onde
cerebrali o del tramestio psicologico dell’autore»,( in L. Doninelli,
Una Milano da amare, in «Il Sabato», 16 febbraio 1991).

«I personaggi di Testori non possono vivere, nel senso che non sono adattabili a una dimensione comune di vita o meglio vivono soltanto
nel momento in cui subiscono la morte. La morte non è che la dichiarazione e la conferma ufficiale della primae insuperabile sconfitta che è rappresentata dalla nascita. Tutto il peso che in Testori ha il sesso insanguinatova inteso in questa direzione: si nasce per soffrire in maniera orribile, per essere schiacciati dall’amore,per non arrivare a conoscere Dio. […] Tutto viene riportato
nella notte del sesso, nel buio delle origini» (Carlo Bo, La carne e il vento, in «Corriere della Sera», 11 novembre 1975).

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