Incipit

….. L’ambiente universitario è differente: ci sono così tante persone, ognuna con un carattere a sé. Ogni giorno incontri gente nuova, con la quale scherzare, prendere un caffè o, semplicemente, intrattenere un piacevole dibattito in maniera adulta e cresciuta.

Se davvero le scuole superiori vengono classificare come il periodo di transizione dal mondo dell’infanzia a quello dell’età adolescenziale, l’università, allora, è l’acquisizione, e l’eventuale contemplazione, della maturità. Difatti, a differenza dell’istituzione secondaria di secondo grado, i professori devono gestire centinaia di alunni, non sono più loro a dirti quanto e come studiare. Questa responsabilità ora ricade con ogni fibra su di noi, ed onestamente? Lo trovo incredibilmente eccitante: potersi confrontare con una sfida, a mio dire, tanto impegnativa; mettere in gioco tutta la propria capacità organizzativa; imparare a camminare con le proprie gambe.
Cosa mi attrae, dunque, del mondo universitario? Praticamente, tutto! Mi garbano le cose belle, ma anche le tare, specialmente quelle! Forse, sono proprio i difetti che rendono il viaggio ancor più impagabile ed accattivante. Infatti, mi piace svegliarmi presto la mattina, prepararmi in fretta in furia, sopportare due ore di mezzi pubblici vicino a qualche ragazzino, il quale dizionario è composto sostanzialmente da turpiloqui e termini dialettali, prendere tutta l’acqua che Roma ha da offrirmi, incontrare fuori al cortile il ragazzo dello sportello studenti che immancabilmente mi scrocca la sigaretta, rassegnarmi al fatto che probabilmente non otterrò mai un “buona giornata anche a te” dal dipendente del bar, al quale spesso sfugge il significato di “cortesia”, ma non importa, perché tutte queste piccole cose rendono grande tutto il resto.
Non posso dire con precisione cosa mi attrae di questo mondo, ma posso affermare con certezza che qui, tra queste mura, ho trovato una seconda casa.
Viola Baldassarre