Oltre le nuvole, dentro l’anima e il dolore. Una storia vera raccontata con rara, lucida, commozione da Massimo Cacciapuoti.

Ma io non voglio smettere di sperare […] E’ l’unica cosa che adesso riesco e voglio pensare. Esiste il cielo, Nica. Basta che alzi gli occhi e lo vedi. Anche quando è coperto di nuvole. Basta che ci credi

Dalla rocca di Leucade (la stessa della Saffo sublime e infelice di Leopardi) si gettavano gli amanti, per mille diverse ragioni tormentati, oppressi da un impedimento esteriore alla loro passione, pensata e vissuta come assoluta.
Così accade a Nica e Sandro nella scena culminante, ritratta anche nella bella copertina del romanzo, bellissimo e straziante, di Massimo Cacciapuoti edito da Garzanti, Noi due oltre le nuvole. Con convinzione ne consigliamo la lettura a lettori di tutte le età.

Si tratta di una storia vera, raccontata ad ogni riga con il magone, capace di acchiappare inesorabilmente con la sua semplicità, il suo gusto delicato per una storia d’amore tra adolescenti, annunciata dalla copertina, forse, in parte fuorviante, in parte no, nelle tre frasi di sottotitolo: “Quando l’estate è indimenticabile. Quanto l’amore toglie il respiro. La vita cambia per sempre”. E’ così, il racconto corre, toglie il respiro, visita un mare splendido, accarezza i sentimenti, ma poi accelera, come non ti aspetti. Ecco che sei costretto, mentre forse pensavi ad un altro libro sugli amori adolescenziali, pur ben scritto, meglio di altri, a saltare anche tu dalla rupe. A morire e rinascere insieme ai protagonisti; con i due ragazzi almeno la madre di lui, Diana. A scoprire quel macigno di impedimento all’amore, tremendo che, se ne risolve un altro, asfalta la memoria, rende tutto limpido e solenne. Ci vuole tutta la padronanza dello scrittore, giunto, cambiando sempre argomenti e classi sociali, per non scadere nella retorica, a mettersi, senza sbafare, nella mente della ragazza che, in una notte di stelle gli ha raccontato tutta questa storia, regalandogliela, chiedendo solo di rimanere nell’anonimato, dopo aver avuto la notorietà effimera di foto sui giornali, di carabinieri, di un flash di notorietà pagata al caro prezzo del passaggio tra l’adolescenza e la piena maturità. Una citazione particolare per due apparizione cammeo: Barbara di cui preferisco tacere il ruolo e la professione e la supplente di musica, entrambe decisive, in questo andirivieni nella vita di Nica (“i ricordi salivano alla gola”), solo per dire di un amore assoluto, quello che effettivamente cambia la vita, ma non nella retorica o nella favola. Nella tragica realtà, nel tentativo di un gesto estremo, di una sfida all’ultimo istante contro la vita, per la vita: “Perché limitarsi la vita? Per quale oscura forma di autolesionismo?”. Eppure, per ottenere la salvezza dell’amore non basta a Nica neanche questa coscienza, serve andare più a fondo. Lì dove, tra le lacrime, la gioia, la lotta è capace di portarci Massimo Cacciapuoti, nel segreto istante intimo di una lettera, le ultime parole del libro: “Ma io non voglio smettere di sperare […] E’ l’unica cosa che adesso riesco e voglio pensare. Esiste il cielo, Nica. Basta che alzi gli occhi e lo vedi. Anche quando è coperto di nuvole. Basta che ci credi”.

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