Leonardo Sciascia

«Come al cancello della preghiera»

«Che cosa altro il potere ci prepara in tutto il mondo, se non la morte? Coi resti del Cristianesimo, coi resti del socialismo, coi resti di tutto ciò che l’uomo ha pensato di giusto e di bello dobbiamo tentare di costruirci, dentro di noi, individualmente, perché poi ci possa servire collettivamente, un’ideologia della vita, una nuova utopia».

«La religione vissuta rappresenta per me l’aspirazione a trovare un centro, una beatitudine proprio mentre significa tormento, inquietudine, ricerca perpetua … Naturalmente non si può accettare una religione una volta per tutte, bisogna viverla giorno per giorno, in conflitto con noi stessi e nel più grande dolore».

Anche soltanto un florilegio delle frasi di Leonardo Sciascia sulla coscienza religiosa attesta l’importanza del terzo volume della annuale pubblicazione degli amici di Sciascia, «Todo Modo», 2013, circa trecento pagine, edito dalla fiorentina Olschki che ospita gli Atti del III Colloquio sciasciano, con un bellissimo titolo tratto dal Cavaliere e la morte, il penultimo romanzo di Sciascia: «Come al cancello della preghiera». Sentimento e coscienza religiosi in Leonardo Sciascia

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