Rileggo con gratitudine (fino alla commozione) queste parole di Emerico Giachery, introduttive al libro (ovvero alla storia) Occhi, occhiali e Paradiso. Appartengono a don Giacomo e a Rocco, ora che quella luce per loro è definitiva compagnia! Qualcosa che abbraccia tutto

L’infanzia e qualcosa che abbracciasse tutto

il motivo del guardare, il motivo dell’epifania, è un motivo splendido per uno scrittore.

Diremmo che è proprio un motivo fondamentale per uno scrittore che ci offre immagini di vita e di memoria. Questo libro vuole essere aperto alle “apparizioni” del mondo. Il suo ritmo vuole essere quello della vita, il ritmo aperto della vita. In un libro c’è un messaggio esplicito che è il contenuto del libro, e magari anche un messaggio implicito, ma poi c’è un messaggio formale che deve diventare ritmo, struttura. Il messaggio formale di questo libro è proprio il corrispettivo del messaggio implicito, cioè un ritmo che suggerisce il senso dell’epifania, il senso dell’evento e anche del miracolo nel mondo. Stupore, dunque, e senso di apertura: questo essere aperti, questo fluire dei fatti e degli eventi con una libera scansione che li fa apparire uno dopo l’altro, e non intende collegarli a una struttura che li imprigiona, ma vuole lasciarli nel loro fluire.
C’è un momento in cui l’autore parla del mare; parla dell’apertura del mare che può leggersi anche come un simbolo. Mi pare dunque centrale questo senso di apertura, questo sguardo verso il miracolo della vita, che solo gli illuminati riescono a vedere. ……..
Perché vi scorgo l’implicita coralità del libro, una coralità che oggi tocco con mano, vedendovi tutti intorno a noi e con noi, così numerosi, così partecipi. E’un libro che vuole anche interpretare una voce collettiva, vuole parlare per molti.
Posso concludere qui questa serie di impressioni che ho lasciato liberamente scorrere. Ho cercato di mettere in movimento qualcosa, visto che questo libro cerca di mettere in movimento qualcosa: più che interprete mi faccio un po’ alleato di questo libro

Ora che lui non c’è mi pare che dovrei pensare a tante cose, la filosofia, la politica, la storia, seguo le gazzette, leggo i libri, mi ci rompo la testa, ma le cose che voleva dire lui non sono lì, è altro che lui intendeva, qualcosa che abbracciasse tutto, e non poteva dirla con parole ma solo vivendo come visse

(Italo Calvino, le ultime pagine del Barone rampante)

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