La seconda parte della testimonianza (parte da un seminario di filosofia tenuto dall’amico e collega Emilio Baccarini) dal carcere di cui il post del 21 di uno degli studenti detenuti. Volutamente in mezzo ai post sulle tesi di luglio.

Prendere coscienza delle infinite possibilità

Nonostante l’incertezza sul mio futuro, infatti, continuo comunque a studiare (al fine) di conseguire una laurea in carcere, contro ogni pronostico e ogni tipo di statistica, riesco a superare esami che mai in vita mia avrei solo pensato di sostenere, a discutere di autori e di argomenti a me sconosciuti, ma soprattutto è maturata in me l’idea che posso essere altro e non il solito delinquente.

Credo che come per il discorso sulla criminalità organizzata, anche quello sulla cultura e la legalità debba essere un processo lungo e lento che ha bisogno depositarsi e crescere dentro, ma soprattutto sarebbe importante riuscire a prendere coscienza di se stessi, del fatto che si può scegliere, che ci sono infinite possibilità, benché limitate per me, oltre il carcere, e che comunque vada a finire in fondo una laurea non può che farmi bene. In conclusione vorrei citare Kierkegaard che diceva “ciò che veramente mi manca è di capire chiaramente me stesso, quello che devo fare, non quello che devo conoscere… trovare una verità che è verità per me, trovare l’idea per la quale devo vivere e morire”

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