Le frasi appartengono al racconto di Carlo Emilio Gadda, Immagini di Calvi, Il castello di Udine

L’ideale imbocco dei destini glaciali

Il tenente dagli occhi fermissimi, senza sorriso, Gadda lo aveva rivisto al passo detto Brizio «l’ideale imbocco dei destini glaciali» . Ora è disteso al suolo. Una coperta grigia, come un sudario, lo copre: «nel volto viveva lo sguardo»
Trafitto nel polmone, il tenente Attilio Calvi moriva. La percezione dell’eroismo, il volto che vive nello sguardo, non frena il tracimare della disperazione, il silenzio di quei «destini glaciali», «implacato», non muove alcun gesto di pietas né, tantomeno, di veglia o preghiera.

Crudeltà vetrosa, il nevischio turbinava dentro la tenda, feriva ancora, implacato, il tenente. Dietro di me il cappellano gli disse «Coraggio!». Rispose in bergamasco: «Cosa devo farmi coraggio, che non posso neanche respirare». Il cappellano si ritirò.

La drammatica condizione dei cappellani di guerra (su cui uscirà in gennaio un saggio di Daniela Iuppa sulla rivista Studium, nella sezione dedicata alla Prima Guerra Mondiale), come un occhio della bufera, viene colta dalla spietata lente di Gadda.
Con l’asciuttezza tragica della cronaca dal dolore, subito dopo il diarista ci informa che il fratello del morente, l’altro Calvi, adempiva ai suoi doveri militari, sotto le difese ultime del nemico. L’agguerrito interventista (anche lui in una azione in cui crede fermamente) non può che congelarsi di quel destino glaciale, in una sorta di paralisi dei sentimenti, provocata dalla lancinante sofferenza. Come il cappellano, non ha un parola per il morente. Preferisce ritirarsi. Anche i suoi ideali, la necessità di quella sofferenza, si ritirano, in quel supremo momento.

Il tenente Attilio Calvi, supino, rantolava, in un ànsito senza conforto. Le mie labbra, dopo quella risposta, non ebbero una parola per il morente. Lo guardai a lungo, senza osare dir nulla, mi ritirai.
La bufera mi accecò. Arrivarono a trasportarlo fino al Rifugio Garibaldi.

Una paralisi che descrive migliaia di istanti, in quella inutile strage, ponendo domande supreme alla “fede” di ognuno, che sia, come in questo caso, Dio o la Patria.

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