Avendo noi popolato il mondo di scheletri

–G. Testori

Il tiranno

L’appartenenza alla disumanità rende come scheletri. Feriti e sanguinari. Con la necessità di uccidere il candore, il segno creaturale ( la foglia che trema). Tra i tanti bellissimi passaggi dei Promessi sposi alla prova di Giovanni Testori, ancora in scena a Roma al teatro India, nello strepitoso allestimento Lombardi-Tiezzi (andate a vederlo in tanti!!!), colpisce l’attualità del brano di innominato, fedele allo spirito manzoniano, con cui si descrive la consapevolezza del tiranno  “il diritto che distrugge tutti gli altri diritti, diventa arbitro totale”, chiede di moltiplicarsi all’infinito, e adesso “è lui l’intrigo dei delitti, che vuole me e che mi vuole ed esige così”. Innominato, pur stanco di uccidere, sa di essere dentro una catena che non può spezzare, perché quel che è fatto è fatto. Ci sarà per lui l’alba dell’incontro, Lucia, lo stupore di vedere tanta gente allegra che si reca a vedere un uomo, solo un uomo. L’esperienza, più umana, del perdono. Molti tiranni nell’universo testoriano restano nella lugubre solitudine armata, come anche nel Filippo di Alfieri, messo in scena magistralmente proprio da Testori.

Si tratta di dimostrare a sé, più che ad altri, o ad altri perché a tale dimostrazione ci si rifletta, che niente è vietato all’uomo di ciò che l’uomo. basso, vile e comune definisce disumano. Dunque, non amore e neppure libido, come so che tu pensi; ma con più terribile, chiara e definitiva lucentezza: inumanità. Perché l’appartenenza al Maligno domanda, ad un certo punto, che avendo noi popolato il mondo di scheletri, si diventi anche noi, e a nostra volta, scheletri; e scheletri suoi … Ci sono momenti, ore ci sono, in cui sembra essere stato il niente ciò che abbiamo corteggiato, desiderato ed amato; ciò per cui abbiamo, sempre, tutto osato. Allora – vedi? – anche una fogliolina che tremi lì, sull’albero, par troppo piena di vita e bisogna strapparla; lei, intendo e, con lei, il ramo che la porta (Giovanni Testori, I Promessi Sposi alla prova, II giornata, Parte Prima).

One Comment

  • Girolamo wrote:

    Riflessione condivisa, un po’ meno l’aggettivo che qualifica l’allestimento. Almeno al Mercadante di Napoli, a parte, il Maestro, devo dire che mancava un piglio testoriano, una resa troppo pacificata, senza lotta, senza quella dolorosa gioia che renda vive e compassionate le parole. Scheletri forse poco ossuti, poco cigolanti e foglie che non trasliscono appieno della loro fragile vibratilità…

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