San Giuseppe e l’Expo

Qualche settimana fa sostavo in una bella piazza milanese aspettando un’amica. Nell’attesa (per fortuna lunga) mi ha investito il brulichio, il fermento, la dinamica tensione di una città in preparazione. Obiettivo 1 maggio 2015: apertura Expo.
Fissavo gli operai. E mi è venuto in mente mio padre. Mio padre che, avrò avuto neanche dieci anni, mi mostrava qualche cancello o inferriata o bel balcone in ferro battuto nelle vie della periferia romana, dicendomi: «Vedi? Quello l’ho fatto io dieci anni fa – o cinque o due».
Allora son tornata a fissare gli operai chiedendomi: chissà che diranno ai loro figli il 1 maggio, quando tutto il mondo guarderà l’opera stupenda – pur dentro le contraddizioni e le controversie che sempre l’opera umana porta con sé – frutto anche delle loro mani…
Stamattina pensavo che non c’era data migliore per aprire l’Expo. Non c’era. Primo maggio. Festa del lavoro, non dal, ma del. Festa del lavoro, festa della creazione, festa dei padri: San Giuseppe lavoratore, San Giuseppe padre, San Giuseppe padre che lavora per, che costruisce per. San Giuseppe padre di suo figlio e padre dei suoi legni. San Giuseppe col cuore lombardo.

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