Tutte le opere di don Giovanni Bosco, di cui ricorre il bicentenario dalla nascita sono reperibili su internet. Questa è l’introduzione a NOTIZIE STORICHE INTORNO AL MIRACOLO DEL SS. SACRAMENTO
AVVENUTO IN TORINO IL 6 GIUGNO 1453 CON UN CENNO SUL QUARTO CENTENARIO DEL 1853. La dedico alla memoria di Rocco e don Giacomo

Pregio dei miracoli

Grande consolazione è per un Cattolico il sapere di trovarsi nell’unica religione che possa vantar miracoli in conferma della verità che egli professa. II miracolo essendo un’azione che può solamente venire da Dio, ne segue che un solo operato a favore della Cattolica Religione basta per farcela conoscere divina. Però noi Cattolici ne abbiamo non uno, ma migliaia operati in ogni tempo, in vari luoghi, in presenza d’immensa moltitudine, e talvolta in mezzo alle più popolate città, affinchè la moltitudine dei testimoni renda più sicura la veracità del racconto.
Il Vangelo si può dire una serie non interrotta di miracoli i più luminosi. Pure Gesù Cristo assicurò i suoi discepoli che avrebbero fatto dei miracoli maggiori che egli non fece[1]; e noi abbiamo documenti i più certi che da Gesù Cristo fino ai nostri giorni in ogni secolo, in ogni {5 [5]} anno, e, possiamo dire, in tutti i giorni sonosi operati miracoli nella Chiesa Cattolica, a segno che gli stessi protestanti, sebbene non possano mostrarci un solo miracolo a favore della loro setta, tuttavia sono costretti di affermare che nella Chiesa Romana si fecero miracoli[2].
Posta pertanto la certezza che Dio solo possa operare miracoli, e che questi miracoli siansi solamente operati nella cattolica religione, deriva legittima conseguenza, che noi cattolici solamente ci troviamo nella vera religione.
Ciò premesso, noi passiamo a raccontar uno dei più luminosi miracoli del cristianesimo

II. Racconto storico del miracolo

Mentre governava la santa Romana Chiesa Nicolò V, e Ludovico di Savoia era duca di Torino, avvenne uno strepitoso miracolo nella città di Torino. Innumerevoli storici vanno d’accordo nel riferirlo come segue.
In una guerra di que’ tempi avvenuta tra Savoiardi, Piemontesi e Francesi, parecchi luoghi posti sul confine di questi Stati furono saccheggiati. La terra di Exilles, paese poco distante da Susa, fu pure abbandonata all’arbitrio dei predatori. Alcuni ribaldi non paghi di quanto trovarono nelle case dei privati, entrarono nella Chiesa Parrocchiale di questo paese, e tra le altre cose rubarono un ostensorio con entro l’ostia consacrata. Involsero il sacro vaso con altre spoglie, e fattone un grosso fagotto, il posero sopra un mulo prendendo la strada di Torino.
Era il sei di giugno 1453, verso le cinque pomeridiane, quando giunsero in Torino innanzi ad una chiesa dedicata a {7 [7]} S. Silvestro. Ivi il Signore voleva palesare ai Torinesi un segno del suo immenso amore e dell’infinita sua potenza. Improvvisamente il mulo si ferma, stramazza al suolo, e rimane immobile; il condottiero grida, minaccia e percuote il giumento, ma tutto invano.

Allora l’invoglio, come se fosse disfatto da mano invisibile, ad un tratto si scioglie, e l’ostensorio da se stesso si leva in aria e si ferma a vista di tutti, tramandando risplendentissima luce. In pochi istanti il fatto si divulga per tutta la città, e il popolo corre affollato a contemplare le divine maraviglie.
Un sacerdote di nome Bartolommeo Cocono, alla vista di tale prodigio, recasi tosto ad informarne il Vescovo di nome Ludovico Romagnano. Quel prelato, assicuratosí di quanto avveniva, raduna quei canonici e clero che in quel momento potè raccogliere, e, facendo precedere la croce, vanno tosto processionalmente in sul luogo. Colà giunti attoniti e maravigliati si prostrano a terra, e adorano il Santissimo Corpo di Gesù Cristo, in nuova guisa glorificato. Ma quale non fu la maraviglia, allorchè videro l’ostensorio cadere in terra, e l’ostia sola rimanere {8 [8]} in aria più risplendente che il sole! Universale commozione sorprende tutti gli astanti: lagrime, sospiri, fervorose preghiere occupano la mente e il cuore di tutti; da tutte le parti si esclama: mane nobiscum Domine: Signore, rimani fra noi. II Vescovo preso un calice lo tiene colle mani alzate sotto all’ostia, che tuttora stava sospesa in aria tramandando vivi raggi come risplendentissimo sole. Ed ecco un nuovo prodigio; quasi l’ostia volesse ubbidire alla voce del pastore e de’ fedeli, a poco a poco si abbassa e discende nel calice. Allora fra cantici dell’estatica moltitudine, il Vescovo porta come in grande trionfo il sacro deposito nella Chiesa Cattedrale di S. Giovanni.
Quell’ostia sacrosanta si conservò per lungo tempo in questa chiesa, recandosi i Torinesi con edificante pietà ad adorarla. La fama di tal prodigio non fu ristretta nella città di Torino; molti dai vicini paesi vennero ad adorare Gesù Sacramentato, e fra le molte grazie che si ottennero per quell’ostia prodigiosa, merita di essere riferita quella che riguarda ad un certo Tommaso Soleri di Rivarolo, Diocesi d’Ivrea. Era questi {9 [9]} da tre anni inchiodato in un letto per dolorosissima malattia di podagra. Udito a parlare del gran miracolo avvenuto in Torino, fece voto, e con vivezza di fede promise, che se fosse guarito, sarebbe andato a visitare quell’ostia miracolosamente scoperta, facendo celebrare una Messa coll’offerta di una torchia del peso di tre libbre.
Fatta la promessa si sentì immantinente guarito; tosto si levò dal letto servendosi di quelle mani e di que’ piedi che da tre anni gli tornavano inutili. Pertanto nel 1454, vale a dire, l’ anno immediatamente dopo il miracolo, venne da Rivarolo a compiere in persona il voto da lui fatto, e ringraziare il Signore Iddio della grazia ricevuta.
Nel 1455, i canonici della Metropolitana si radunarono a Concilio, e ad uninimità di voti decretarono[3] di far costrurre un magnifico tabernacolo, per conservare in luogo più degno l’ostia prodigiosa, la quale si conservò, finchè venne ordine da Roma, che fosse consumata secondo il sacro rito. {10 [10]}

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