Tra le ultime pagine dell’ultimo romanzo di Elsa Morante, Aracoeli, un colloquio stremato, fittissimo, tra un figlio e una madre. Intenso, con molte pagine inutile e contorte su di un io ipertrofico schiacciato dalle vicende familiare, ma con altre limpidissime, di tono tragico, sul senso della nascita, non lontane dal radicalismo Testori e Pasolini.

L’intelligenza si dà per capire. E a me si è data, ma io non capisco niente

– Volevo dirti che tutto mi fa paura

– E più di tutto, che?
– Aver peccato
– Tu! E dove hai peccato tu povero NIÑO?!
– Dovunque, ho peccato. Nelle intenzioni e nei fini e negli atti ma peggio di tutto nell’intelligenza. L’intelligenza si dà per capire. E a me si è data, ma io non capisco niente. E non capirò mai niente.
– Ma nino mio chiquito, non c’è niente da capire

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