Un brano segnalato da Daniela Iuppa.

Perché infine che cosa ci dà la storia?

A. Manzoni, Lettre à M. C. sur l’unité de temps et de lieu dans la tragédie: «Ma, si dirà forse, se si toglie al poeta ciò che lo distingue dallo storico, cioè il diritto di inventare i fatti, che cosa gli resta? Che cosa gli resta? La poesia; sì, la poesia. Perché infine che cosa ci dà la storia? Degli eventi che non sono, per così dire, conosciuti che dall’esterno; ciò che gli uomini hanno fatto; ma ciò che hanno pensato, i sentimenti che hanno accompagnato le loro decisioni e i loro progetti, i loro risultati fortunati e sfortunati, i discorsi coi quali hanno fatto o cercato di fare prevalere la loro passione e la loro volontà su altre passioni o altre volontà, per mezzo dei quali hanno espresso la loro collera, effuso la loro tristezza, in una parola hanno rivelato la loro individualità: tutto questo e qualcos’altro ancora è passato sotto silenzio dagli storici; e tutto questo è dominio della poesia. […] Ogni segreto dell’anima umana si svela, tutto ciò che costituisce i grandi eventi, tutto ciò che caratterizza i grandi destini, si rivela alle immaginazioni dotate di una forza di simpatia sufficiente. Tutto ciò che la volontà umana ha di forte e di misterioso, tutto ciò che la sventura ha di religioso e di profondo, il poeta può indovinarlo, o, per dir meglio, può vederlo, comprenderlo ed esprimerlo».

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