Rembrandt snidava antri oscuri in cui penetrare con un colpo di luce, mettendo a fuoco volti e magari solo sguardi infossati nel fitto di una trama di rughe. Dal buio del fondo nascevano colori e voci: la tonaca luminosa di Simeone mentre accoglie all’altare Maria e Gesù bambino, una tonaca così abbagliante nell’oscurità del tempio (mi verrebbe da scrivere tempo, ndr) da parere essa stessa l’intonazione musicale del cantico: Lascia che parta il tuo servo Signore verso la pace che tu gli hai promesso.
Ancora Marta Morazzoni in La città del desiderio. Amsterdam, Guanda editore
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