Un articolo di Ungaretti del 1933, evidente l’attualità, oltre le cortine del regime fascista

L’uomo

Giuseppe_Ungaretti

C’è da una parte lo sforzo di trasferire tutto nell’uomo, come se non ci fosse che lui, pretendendo, d’altra parte, che l’uomo non abbia colpa o merito di ciò che fa, come se la sua libertà e la sua volontà fossero strumenti d’una forza inconoscibile della quale egli sarebbe lo zimbello.
Errori gravi che hanno portato a credere che la vita potessi sciogliersi da ogni vincolo morale e a mettere sugli altari le disumane virtù economiche.
Se l’uomo non crede più al valore religioso dell’amore e della paternità, s’egli non crede ad una sua responsabilità, come fa a dire di credere nella giustizia sociale? Si abbandonerà alle speculazioni, sembrandogli tutto casuale; e nelle migliori ipotesi, gli toccherà, come in Russia, imporre con la forza un ordine meccanico al quale le anime non sapranno mai aderire, e che sembrerà loro in breve un inferno. Non può esserci vera rivoluzione e vera ricostruzione senza fondamenti morali; anzi religiosi.
Sono verità davanti alle quali l’uomo è stato posto, e con crudeltà eccessiva, in questi anni di crisi.

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