Massimo Simeone
ULTIMO TRENO A PARIGI
Parigi è il posto ideale per un nuovo inizio
:
“GARE DE PARIS” / “STATION PARIS” / “STAZIONE DI PARIGI”… – ripeteva il megafono
Parigi. Necessitavo di impormi una svolta, un cambiamento di vita che mi permettesse una nuova espressività. Ero ansioso, però: l’angoscia dell’influenza, avevo sentito da qualche parte. Arrivando in stazione, ai lati del treno, vidi i manifesti delle elezioni europee. Aveva trionfato il partito del Front National, con Marin Le Pen – la Lady “nera” di Francia – intonando la forza dei suoi argomenti su un nazionalismo fanatico. Una fermezza sedimentata sotto il chiacchiericcio, il rumore, il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura di quegli anonimi impulsi di massa. Sprazzi eversivi che di frequente terminano in un miserabile squallore.
Era mattina. Ero partito la sera prima; avevo trascorso la notte fissando il vuoto più graffiante della mia vita.
Avevo un libro con me: svelava ritratti della metropoli francese: “Parigi è la città ribelle per eccellenza. L’animo di tutta la Francia non si comprende realmente da alcun libro – era scritto –: le insurrezioni qui sono sempre partite da uomini dimenticati dalla storia: i senza classe!, pronti, sempre, a sostenere i disordini, a sacrificare tutto per far valere gli ideali piuttosto che subire l’ingiustizia; si tratta di gente che non compare mai sui libri. È a Parigi che è stata creata la rivolta popolare, dopo secoli di conflitti sanguinosi, …”. Non avrei mai compreso lo spirito parigino fin quando ne fossi rimasto lontano, pensai.
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