Grazie ai grandi amici Patricia e Andrea (docenti di Letteratura italiana a Florianopolis) torno in Brasile. A sudi. Ecco la prima impressione da Rio in bici, qualche anno fa

Ritorno in Brasile 1

Flamengo 121

Bicicletta d’affitto nella baia di Rio de Janeiro

Brasile grande continente. Al suo e al mio più piccolo villaggio non bastano immagini a dirne il cuore. Un cane bastardo attraversa la strada. Ruote di bicicletta.
Godo il tramonto sul Pão de Açucar, le ombre dei grattacieli sulla sabbia bianca di Copacabana, gli angoli e le insenature a considerare dal basso la linea di autodromo automobilistico tenuta a confine di una natura selvaggia. E più imperfettamente meravigliose di gobbe e gibboni di animali preistorici a considerare dall’alto, fino al cielo e le stelle. Una impressione di vento e calma, vertigine a grappoli, la lunga striscia di allegria domenicale davanti al golfo, i rientri e le chicane del Botafogo e del Flamengo.

Ci vorrebbero cento occhi. Alle spalle del Pão il Cristo giudice di misericordia nell’impressione della sera.
La grande baia dei dinosauri sorgenti dalle acque, picchiate di uccelli all’imbrunire, scorci di lana candida, lame affilate di vento. Rio sterminata e rocciosa. Le strade della favela impressionanti labirinti di mattoni rossi, randagi di spazzatura. Ogni parola è ambigua parola inadeguata, non conoscono nulla di quella realtà.

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