Chissà se il Brasile è cambiato….

Ritorno in Brasile II

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Non è la mia bici in questa affascinante terra straniera. Respiro forte per sentirmi nessuno e tutti mischiato alla gente nel Parco del Flamengo. Sabbia bianchissima e grappoli di luce inondano il cielo delle onde. Il Pão de Açucar ti piomba addosso improvviso, nell’allegria della gente. Corre a piedi, in bici o legge i giornali sulle panchine.
Perché, salendo a Santa Teresa, con quel ponte in bilico sopra la città, mi arriva nella mente Pamplona, Miguel Indurain, la gente che scappa per vicoletti di sassi? Non ci sono mai stato, se non nella memoria della fantasia che vibra accanto a quella dei fatti vissuti. Ma mi rimane nella mente il campione spagnolo, dalla sguardo triste e gli occhi buoni. Siamo sopra il magnifico centro, ho lasciato la bici per prendere il tram e attraversare il ponte strettissimo di vertigini. La gente si attacca ai predellini, sfiora il muro e canta. Oggi è giorno di festa nel quartiere.

Lentamente scendo, vago senza meta sotto quel vulcano esplosivo senza fuochi. Questo è il mio viaggio, senza nomi, a cavallo della diventata mia bicicletta di fortuna, affittata da una splendida signora sulla spiaggia di Flamenco che sa molto meglio di me l’inglese, il francese e mi fa le feste smozzicando italiano. Moltitudine di mani, dentro altre mani di tanti colori diversi.

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