Lacrime di sale

Pietro Bartolo intervistato da Lettera 43

DOMANDA. Partiamo dal suo impegno quotidiano. Quando è cominciato?
RISPOSTA. L’inizio coincide con i primi sbarchi, sui quali, devo confessare, c’è molta ignoranza o, se vogliamo, disinformazione.
D. In che senso?
R. Non molti sanno che il primo sbarco avvenne addirittura nel 1991.
D. Come avvenne?
R. Trovammo tre tunisini che si erano nascosti nell’Hotel Medusa.
D. E poi?
R. Gli sbarchi continuarono, ma il vero balzo in avanti nel flusso di migranti si ebbe nel 2011, con la Primavera Araba in Tunisia e poi con la caduta del regime di Gheddafi in Libia.
D. Si parla sempre di scafisti: che fine fanno una volta avvenuto il passaggio?
R. Bisogna capire che c’è stato un cambiamento nel tipo di scafo utilizzato. Prima si usavano solide barche di legno, le cosiddette “carrette del mare” con gli scafisti a bordo che poi si nascondevano tra i passeggeri. Adesso, per risparmiare, e quindi guadagnare di più, gli organizzatori dei passaggi mettono i migranti stessi alla guida di gommoni mono-tubolari.
D. Che sono quindi anche meno sicuri?
R. Assolutamente: imbarcano più facilmente acqua, sono più fragili di fronte alle onde e poi, con motori da 30 cv. sono più lenti. E perciò causano più morti.
D. Qual è la sua funzione sull’isola?
R. Sono tuttora medico condotto a Lampedusa. Di fronte al continuo flusso di migranti sono stato nominato responsabile del Presidio sanitario dell’isola che fa parte dell’Asp di Palermo.
D. Come funziona questo presidio?
R. È composto da un poliambulatorio con 20 branche specialistiche, con medici che vengono da Palermo e si alternano durante la settimana e svolgono l’attività ambulatoriale per i residenti, i turisti e quando necessario anche per i migranti.
D. In questo caso, come avviene la chiamata?
R. Vengo allertato dalle forze dell’ordine che mi comunicano il numero e l’orario di arrivo, solitamente nelle ore notturne. Circa 30 minuti prima dell’arrivo, mi reco in banchina con guardia medica e volontari che mi aiutano a sostenere i migranti e ad accompagnarli all’autobus o in ambulanza per offrire loro qualche bevanda calda e coperte termiche.
D. Quali sono i passi ‘obbligati’?
R. Verificare le condizioni di salute dei migranti per escludere eventuali malattie infettive, perché se del caso è necessario mettere la motovedetta con tutti gli ospiti in quarantena, cosa mai accaduta. Successivamente si dà il nulla osta a scendere a terra.
D. Dopodiché?
R. Comincia il triage. una visita molto veloce dalla quale vengono selezionati i migranti che stanno male e hanno quindi la necessità di essere trasferiti al Pronto soccorso. Le donne in gravidanza vengono sottoposte a una ecografia per valutare lo stato di salute dei piccoli che portano in grembo. Abbiamo due ambulanze sempre pronte a intervenire e un elicottero del 118 per portare i casi più gravi in Sicilia, negli ospedali di Agrigento, Palermo o Catania.
D. Quali sono le patologie più comuni?
R. Ipotermia e disidratazione. E, ultimamente, proprio a causa dell’uso dei gommoni che non vanno a gasolio ma a benzina, ci sono molti casi di ustioni chimiche.
D. Ossia?
R. In pratica, mentre si continua a rifornire il motore di benzina ci sono delle perdite che vanno a finire sul fondo del gommone. L’acqua salata, mista alla benzina, inzuppa i vestiti e dopo un po’ di esposizione provoca queste ustioni.
D. Si sa che un certo numero di migranti sono passati attraverso centri di detenzione in Libia. Ha mai riscontrato segni di violenza?
R. Non pochi. A questo si aggiungono le condizioni sanitarie di queste orribili prigioni. Infatti una delle patologie più comuni è la scabbia, provocata da acari che creano dei cunicoli sotto la cute. La scabbia inevitabilmente spinge il paziente a grattarsi in continuazione, provocando danni alla pelle.
D. Segni di violenza sulle donne?
R. Purtroppo ci sono anche quelli. Molte delle donne che vediamo incinte sono in realtà vittime di stupro.
D. Qual è lo stato psicologico di queste pazienti?
R. Nonostante quello che hanno dentro mostrano felicità di fronte alla speranza di una vita migliore; in realtà sono devastate.
D. Un’altra delle sue regolari funzioni è la cosiddetta “ispezione cadaverica”…
R. Ahimè sì. È per me una delle cose più strazianti, a parte il fatto che a volte i cadaveri in questione sono in uno stato avanzato di decomposizione. Non parliamo poi quando si tratta di bambini. Un vero incubo.
D. Ma lei non è un patologo forense…
R. No, e infatti queste ispezioni non sono delle autopsie.
D. Qual è lo scopo quindi?
R. Da un lato capire se le vittime hanno subito violenze, dall’altro identificarle attraverso la fotografia e le impronte digitali, quando possibile. Se in fase di decomposizione mi viene richiesto di prelevare un frammento di tessuto per effettuare lo studio del Dna. Non poche famiglie riescono così a riconoscere i propri cari.
D. Tutti i deceduti finiscono nel cimitero di Lampedusa?
R. No, vengono anche accolti in alcuni cimiteri nella provincia di Agrigento.
D. Nel complesso, qual è l’attitudine dei lampedusani nei confronti di questo continuo flusso?
R. Fondamentalmente umanitaria, compassionevole.
D. Cosa pensa della politica europea nei confronti dei migranti?
R. In generale patetica, a cominciare dal trattato di Dublino.
D. Cosa intende?
R. Questi esseri umani che arrivano vengono visti da certi come una minaccia. Ma minaccia di cosa? Non ci tolgono lavoro e il pericolo del terrorismo viene, come abbiamo visto finora, da gente che ha già la cittadinanza europea. E poi, francamente, con una popolazione di 500 milioni di persone possiamo perfettamente permetterci di accogliere qualche milione di immigrati. Soprattutto tengo a dire che è gente sana e che non porta alcuna malattia infettiva.
D. E il trattato di Dublino?
R. Dovrebbe essere abolito. E poi, se uno volesse essere fiscale, molti di questi migranti vengono tratti in salvo da navi non italiane e quindi, in teoria, è come se entrassero già nella nazione di appartenenza delle navi.
D. Anche l’accordo tra Ue e Turchia è stato ampiamente criticato…
R. Trovo semplicemente assurdo che un continente così civilizzato sia sceso a un compromesso così basso con un personaggio alquanto discutibile come Erdogan. Quei miliardi che gli hanno promesso potevano essere spesi per migliorare le condizioni di vita nei paesi di origine di molti migranti o per organizzare meglio l’accoglienza sul nostro suolo. Io lo chiamo “lo sgambetto”.
D. Lo sgambetto?
R. Mi riferisco allo sgambetto che fece una giornalista a un migrante che era riuscito a passare il confine con l’Ungheria. Grazie a quell’atto, secondo molti reprensibile, il migrante cadde e venne respinto.
D. Alfano ora propone hotspot galleggianti. Che idea si è fatto?
R. Pur essendo farraginosa, questa pratica dovrebbe, secondo il trattato di Dublino, essere già attivata in automatico. Considerato che le navi risultano essere territorio del paese di appartenenza, queste hanno l’obbligo dell’identificazione e della permanenza nel paese di appartenenza della nave. Se ciò non viene fatto, questi Stati devono essere sanzionati dall’Ue, come proposto per l’Italia. Ci sarebbe così un’equa distribuzione fra i paesi europei, senza inventare nulla.
D. Il 24 maggio la Grecia ha sgomberato il campo di Idomeni.
R. La Grecia, in accordo con la Ue, sta facendo l’ennesimo atto vergognoso nei confronti di questa povera gente rimandandola indietro dopo tante sofferenze, per consegnarla alla Turchia dove non si capisce bene cosa potrà capitar loro.

Twitter @AttilioWhite

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