Penso a Patrizio Barbaro, il 29 settembre, salito al cielo dopo lunga malattia,, a don Giacomo (il 19 di molti mesi lo ricordo in questo blog),, a Fabrizio Sann (scomparso il venti settembre, di due anni fa),, e oggi a Mario Traiano, giovanissimo di 32 anni, salito al cielo di recente. Giacomo gli ha sempre voluto bene, ora, verso la festa degli Arcangeli e quelle di Maria, pregano per noi. Don Giacomo per molti anni a vissuto a casa di Gigio, il padre di Mario. Senza una casa propria, preparando una dimora, Che il tempo non ci faccia dimenticare come gli incontri imprevisti hanno plasmato la nostra storia, il volto di uomini scolpito.

Il settembre degli amici in paradiso

In moto con Mario
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“Andrai in moto con Mario”, mi sussurra Gigio, abbracciandomi, consolandomi lui con il suo abbraccio di sempre, quello che ti afferra tutto il corpo e quasi ti alza per forza impetuosa.
La gratitudine emerge dal dolore, si mischia, sangue e terra, al dolore. Carne piagata e ferita, lacrima sconciata come quella del Salvatore appeso sulla Croce, per noi (lo ha ricordato don Maurizio Bensi, pensando a Giacomo, a quello stesso altare di Chiesa, negli ultimi giorni di tumore e preghiera).

“Sono cose che sbriciolano il cuore di commozione”. Vai, andrai con Mario. Il presente, il futuro, la vita eterna, il passato memoria di eventi, la morte vinta dal silenzio e dal sorrisogratitudine: come mi hai amato, Gigio, in quell’abbraccio.
Come Mario ci ha voluti bene in quell’abbraccio.
Dal figlio al padre, per il Padre nostro qui in terra, che sei nei cieli.

“Sono cose dell’altro mondo”, diceva Giacomo, che vuole così bene a Mario che oggi è accanto a lui nel Cielo, come nella tua casa, Gigio. Casa di chi non aveva casa, di chi, scacciato in esilio, abitava già una dimora, quella alta Basilica di silenzio in ogni angolo della vita.

Sono cose dell’altro mondo, nel silenzio ininterrotto, all’uscita della Basilica dalle volte semplici e arcane, mura di paradiso.
Nel restauro di oggi, si passava per una sola uscita, la più stretta, la più piccola, la più umile.
Come umile il passaggio muto, per lunghissimi minuti in coda, ognuno con la sua preghiera, lontani e vicini, peccatori di un’ora prima, piccoli e grandi santi celati dietro a quelle colonne, di confessioni brevi e profonde, a ritoccare il cuore e rimetterlo in viaggio, con un alito forte di speranza.
Centinaia e centinaia per quella porta stretta, dal dolore a rivedere la luce, senza rompere di una parola il silenzio millenario, l’eco di quei canti in un latino intimo, il cuore di un popolo, il cuore anomalo di Mario.

A fiammate ci purifica la vita (la Grazia). Dopo anche anni di non vederci, di lontananze, di belle e brutte azioni. Ci trafigge di mistero, di dolore, così puro da intrecciare alla speranza. La figlia più piccola delle virtù, come piccolo era Mario, anche ormai cresciuto da quelle corse in motocicletta che oggi Gigio mi ha ricordato, ridonato, piene di quella stessa Grazia, dandogli senso per il presente, dentro il mistero del prossimo futuro.

“Ho visto Mario per l’ultima volta durante la confessione”, dice con emozione don Maurizio davanti alla bara.
Nella sua gioia di vivere, di deviare dalle viscere della parte infirma del suo cuore, questo è l’istante che conta. Il fiammeggiamento, l’energia della pace, nelle ombre e nella luce di quel passaggio stretto della vita terrena. Della porta di pellegrini silenziosi.
Appena fuori, Gigio hai aspettato tutti, come prima, nella Basilica, non seguendo la bara, il corpo di tuo figlio, ma guardando ancora verso il tabernacolo, a quello che attraeva (attrae ora nella pace) Mario, attraverso la carne e il sangue di persone, l’amicizia di Giacomo.
Hai abbracciato tutti, Gigio, uno per uno, consolando tutti della lontananza breve di Mario, ricordando presenti per ognuno fatti di vita, un incrocio, un episodio.

La lontananza di Mario, raggiungibile luce di preghiera, scintilla indelebile della nostra storia, voce inconfondibile del tuo Ospite santo.

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