in tanti frammenti

Incontro con Mario Scaccia

 Ho incontrato Mario Scaccia, morto a Roma il 25 gennaio scorso, a 91 anni, per un’intervista uscita sul mensile Eventi Culturali cinque anni fa. Stava recitando se stesso, ripercorrendo la sua lunga e luminosa carriera attraverso l’adattamento, tagliato su misura per lui da Giorgio Serafini Prosperi, del Canto del Cigno di Anton Čechov. Lo ricordo così, vitale, gli occhi sempre curiosi verso il futuro, in scena, come i grandi attori, fino all’ultimo istante, con l’applauso corale della sua Roma.

Memo Benassi mi definiva la farfalla, passo da un genere all’altro, purché stia in scena. A me interessa il contatto con il pubblico. Sono questa particolarità d’attore, che deve stare in scena…

Ho detto e scritto più volte che per me recitare è uno strip-tease psicofisico, abituato come sono a non fingere ma a ricercare nel mio inconscio le caratteristiche e gli umori dei personaggi da portare in scena…

“Io mi spacco in tanti frammenti / sono un esercito di me stesso/ Ma dov’è l’Io che sono io? /che ne è accaduto?” (Saul Bellow, L’ultima analisi, frase pronunciata da Scaccia nel finale nel Canto del Cigno).

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