VINICIO MARCHIONI: «CECHOV E IL TERREMOTO MI HANNO TRASFORMATO»

ROMA –marchioni foto Chissà cosa diranno quelli che quando lo incontrano per strada, a Roma, ancora lo chiamano Freddo. Dieci anni dopo la straordinaria interpretazione in Romanzo Criminale – la serie (era il 2008: Netflix un fenomeno Usa e Gomorra solo un romanzo), Vinicio Marchioni si è liberato dall’ombra – mai rinnegata – di quel personaggio ingombrante. Giurato all’Ischia Film Festival, dove ha mostrato il suo Quanto Basta, l’attore ha tentato un bilancio di carriera a partire dall’ultimo innamoramento, quello per Anton Cechov: «È un autore che mi ha cambiato la vita».

In che senso?
«Dopo aver adattato per il teatro Zio Vanja volevo girare un documentario sul processo creativo di quello spettacolo. Volevo spiegare come mai, dalla Russia di fine Ottocento del testo originale, ero finito a raccontare l’immobilismo culturale italiano. Poi però, un giorno, sono andato a recitare al teatro de L’Aquila. Ho visto le macerie, ho chiacchierato con le persone del posto. Mi sono accorto che parlavano tutti come i protagonisti di Cechov».
E allora?
«Mi sono chiesto che senso avesse il mio mestiere. Se uno spettacolo non cambia le sorti di quelle esistenze, a che è servito? Sono entrato in crisi. E ho deciso di trasformare il mio progetto. Sarà un film sulle macerie del terremoto, sulla mia ossessione per Checov, sullo spettacolo e in generale su un autore capace di renderci migliori».
Prima sarà al cinema con Drive Me Home.
«È la storia di un amore maschile. Il regista è Simone Catania, il mio partner Marco D’Amore. Saremo legati da un affetto come quello che univa Oreste a Pilade. Amore omosessuale? Eterosessuale? Chi se ne importa. Nel film non c’è pruderie. È la storia di due amici cresciuti insieme in un paesino della Sicilia. Poi uno dei due parte, e per quindici anni non sanno più nulla l’uno dell’altro».
Una love story?
«No, un road movie tra Bruxelles e la Sicilia. Un viaggio per ricomporre i pezzi di un’amicizia. Un film con un gran respiro europeo: Marco parlerà fiammingo, io francese e tedesco, tra noi solo siciliano».
La vedremo anche in un thriller…
«Sì, Cronofobia. È la storia di due persone che devono elaborare lo stesso lutto, ma in maniera diversa. Forse nascerà una storia d’amore, forse una tragedia. Il tutto girato nel gelo asettico della Svizzera. Alla regia un italo-svizzero, Francesco Rizzi»
DA LEGGO LUNEDì 9 LUGLIO

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