una cosa bella da essere confusa con un sogno

La bicicletta di Pasolini

“Il giovane Pasolini si muove in bicicletta per insegnare, in bicicletta fa politica, in bicicletta si innamora. La bici è una fedele compagna delle sue passioni, dei suoi stati d’animo, l’interruttore delle sue memorie, basta schiacciarlo, basta parlarne e va in onda in una moltitudine di ricordi”. Così Valerio Piccioni in Quando giocava Pasolini, Limina, 1996, in un capitolo dedicato interamente alla passione di Pasolini per la bici, in particolare nella giovinezza friulana (si rilegga il romanzo Il sogno di una cosa) e nei primi tempi romani, prima che Fellini gli regalasse una 600 Fiat. La gita più “incredibile” risale al 1940: da Bologna a Venezia, poi per San Vito di Cadore, quindi a Casarsa. Un’ impresa. Riportata in esergo da Piccioni al capitolo ciclistico, ecco, nell’epistolario, il ricordo dello scrittore di una lunga gita friulana:

Ad ogni modo una cosa bella da essere confusa con un sogno, l’ho avuta: il viaggio da San Vito a qui, in bicicletta (130 KM): esso appartiene a quel genere di avvenimenti che non possono essere raccontati senza l’aiuto della voce e dell’espressione. L’alba, le Dolomiti, il freddo, gli uomini coi visi gialli, le case e i sagrati estranei, l’accento estraneo, le cime e le valli nebbiose irragiate dall’aurora.

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