Il rischio di distruggere la letteratura come forma

Dedicato a Testori di Giorgio Taffon

“Un poliedrico autore quale è Testori, il più esplicitamente corsaro, esplosivo, coraggioso e rischioso sperimentatore di scritture, a partire proprio da quella per la scena: uno sperimentare che ha sempre sfiorato il rischio di distruggere la letteratura stessa, non trovando nella forma, o in forme canoniche, e nella ricerca estetica, la vera essenza del suo fare poetico”  

E’ attraverso la lingua-corpo-verbo e la rilevanza della pittura (anche nel senso di sodalizio umano con alcuni pittori) che Giorgio Taffon (docente all’Università Roma Tre) illumina l’universo di Giovanni Testori nel suo secondo bellissimo libro “per” lo scrittore di Novate, diviso in quattro capitoli e, per non concludere, una intervista immaginaria all’autore (ne riparleremo). Dedicato a Testori. Lo scrivano tra arte e vita: la efficace semplicità del titolo connota il lavoro appassionato e umile dello studioso teso a esaltare e comunicare l’eccezionalità dell’esperienza testoriana, capace di parlare al cuore dell’uomo, attraverso una inquieta, mirabile poliedricità, “al di là delle canoniche ripartizioni di genere e di forma” (pag.99):

 

Passione, violenza come risposta al vuoto e alla demenza di un vivere depotenziato, e richiesta di pietà e carità, sono i sentimenti base che identificano anche i personaggi teatrali: nel loro stesso destino s’identifica quello dello scrivano Testori, all’inseguimento di un’utopia: l’adesione immediata al vivere della scrittura stessa. E’ il teatro che richiama i suoi diritti, quel teatro che non possiamo dire non arte, e al contempo non possiamo dire non-vita (Giorgio Taffon).  

No Comments

Leave a Reply

Your email is never shared.Required fields are marked *