tornare a essere devoti

Tonino Guerra. Un po’ di brodo e due pere

“Voglio tenere ancora / tante frasi in sospeso”: questi versi accoglienti di meraviglia stanno in esergo al libro di poesie e brevi racconti (di viaggio) di Tonino Guerra, Un po’ di brodo e due pere, edito da Campanotto l’anno scorso, in occasione dei novant’anni del poeta, abbellito da incisioni coloratissime di mano dell’autore.

Un uomo deve sempre avere le mani pulite “ma è soltanto se mi vedo le mani sporche che io mi ricordo di quando ero bambino” (“che mè a m’aricord / ad qaund ch’a s’èra burdèl”). Tra le tante pagine affascinanti, riporto quelle dalla Russia, dove Tonino, all’Ermitage, aveva illustrato le lettere dell’alfabeto italiano, componendo, dalla base, la musica che arriva in tutto il mondo nelle parole di Dante,Petrarca, Boccaccio, Montale e Pasolini.

 In un incontro con i giovani registi russi gli dice di non allontanarsi da loro stessi, di seguire le proprie emozioni. Tutte “le storie che vi passano per la testa siete voi”. Ma poi si pente, quei discorsi gli appaiono disonesti, non gli appartengono più perchè:

Sono un uomo che sta allontanandosi da molte cose. C’è in me una grande voglia di spegnere i miei incanti per tutto quello che di grandioso è stato creato. Vorrei avere la grazia e lo stordimento di un uomo primitivo nel vedere per la prima volta che cade la neve. Abbiamo perso quell’ammirazione che ci portava a credere alla sacralità del mondo. Bisogna tornare ad essere devoti e riconoscenti di questa natura totale che comprende anche noi, assiene a tutte le piante, l’acqua, l’aria, i fiori (Tonino Guerra)

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