la grazia di un nuovo inizio, nella malattia

La continuità è sempre un nuovo inizio

” E tutto inizia, tutto inizia portandoti altrove: un collegio (20 anni fa) o una clinica (oggi) e poi volti e parole e gesti che ti destano”

Così scrive ancora don Tommaso (vedi post precedente) nel suo diario, di cui riporto ancora un brano dove si cita di nuovo il senso e la bellezza di un nuovo inizio di cui si intravede, nel presente, la durata, il compimento:

“Maestro, dove abiti?” Nel Cristianesimo è più importante  il “dove abiti?” della stessa domanda “Chi sei?”, avevo sentito dire da don Giussani a La Thuile ad agosto quando avevo già la malattia addosso senza saperlo.

Poi i fatti: la decisione di ricoverarmi a Roma decisa con Giacomo, la clinica, i cicli di cura, la compagnia davanti agli occhi, la casa di Casalbertone e di nuovo dentro la vita: il rapporto pieno di tenerezza di Giacomo con i ragazzi, il suo e il loro cambiamento, le cose di don Giussani. (è sempre una grazia, la continuità è data sempre da un nuovo inizio…

Perchè smarrirmi allora, se non si comprende, ma è tanto reale?

“La vita non la decidiamo noi”, mi ha scritto Fabio. La vita non la decidiamo noi: non solo come seguito di giorni, ma come inizio nuovo di grazia.

Stare a guardare, dire di sì 

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