aveva denunciato “i massacri coperti o ordinati da Shepilov e da coloro che gli somigliano”

L’ombra del KGB nella morte di Camus

“E’ la scena di un delitto probabile, quasi certo. Muore Albert Camus, 46 anni, di professione scrittore, autore dello Straniero, della Peste, del Mito di Sisifo, il più giovane letterato mai insignito di un Nobel. Il suo è un incidente d’auto inspiegabile e fatale: un caso che pareva  destinato a dormire negli archivi francesi”

Così Dario Fertilio sul “Corriere della sera” del 1 agosto, 2011. A riaprire il caso della morte del grande scrittore algerino-francese uno slavista italiano e un scrittore e traduttore dal russo Jan Zabrana, per bocca della vedova, che segnala un brano che Fertilio riporta e poi commenta:

“Da  un uomo che sa molte cose, e ha fonti da cui conoscerle, ho sentito una cosa molto strana. Egli afferma che l’incidente stradale in cui nel 1960 è morto Camus è stato arrangiato dallo spionaggio sovietico. Loro hanno danneggiato un pneumatico. L’ordine per questa azione è stato dato personalmente  dal  ministro Shepilov, come “ricompensa” per l’articolo pubblicato su Fran Tireur nel marzo 1957,nel quale Camus, in relazione ai fatti di Ungheria,  ha attaccato quel ministro, nominandolo esplicitamente”….

Violento e indignato, addirittura temerario, Camus, nel clima arroventato dell’invasioni dei carri armati a Budapest aveva addirittura denunciato “i massacri coperti o ordinati da Shepilov e da coloro che gli somigliano”. E, come se non bastasse, si era adoperato l’anno seguente perchè Pasternak ottenesse il Premio Nobel: un altro schiaffo al potere sovietico. Ce n’era abbastanza perchè partisse da Mosca l’ordine di eliminarlo, certo con l’abituale professionalità degli agenti del KGB. Manomettere l’auto, parcheggiata e incustodita fuori dalla locanda Thoissey, doveva essere stato un gioco da ragazzi. Missione compiuta secondo lo stile del servizio segreto più potente di allora: “cuore caldo, mente fredda, mani pulite. 

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