In segno di rispetto per il nome di Dio

Gli angeli dei giornalisti in Libia

“Mi chiedevo cosa fosse successo, che cosa fosse intervenuto a salvarci. Me lo ha spiegato l’autista della mia macchina, che continuava a girarsi per sorridere nella mia direzione. A lui i due “angeli” l’avevano detto in modo espilicito: lo facciamo in segno di rispetto per il nome di Dio”.

Così Claudio Monici di “Avvenire”, uno dei quattro giornalisti rapiti da gheddafiani e poi liberati da un blizt di due fedeli al Rais, ma evidentemente di altre idee. Nella stessa pagina di Repubblica del 26 agosto, anche Domenico Quirico, inviato della Stampa, parla dei due angeli:

Per un momento ho perfino creduto che volessero usare la nostra presenza per passare dall’altra parte. Invece no. Erano gheddafiani, sono tornati dalla loro parte. Ma erano comunque persone straordinarie, persone per bene. Io credo che Dio esista nelle azioni degli uomini: noi abbiamo incontrato due persone che l’hanno dimostrato, hanno concretizzato la presenza del divino nel mondo. 

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