Più di tutto amo l’aspetto delle persone che invecchiano senza far violenza alle proprie abitudini, abbandonandosi alle leggi del tempo

–P. Cézanne

Un luogo comune

Davanti alle mani immense e proverbiali di un contadino seduto le mani di Cézanne si sentivano spronate a dipingere una verità. E la verità era concessa dalla figura umile eppure eroica, immobile ed eterna, di un uomo che, sulla soglia della vita, rivelava una certa presenza divina.

Testori del pittore lodava la «volontà», chiara e paziente, di coagulare in un «luogo comune», quale qualche mela su d’un tavolo, un uomo, una donna, una roccia oppure una montagna poteva essere, «la grande partita della verità».

L’amore per il vero chiedeva all’artista di prendere sulla propria coscienza un carico di onestà quotidiana, così come Enea aveva preso sulle proprie spalle il padre. Nell’animo finalmente riconciliato, Cézanne scopriva quello stesso“diamante” di certezza disegnato dalle braccia di un uomo.

Qualcosa d’antichissimo; qualcosa, ecco, di biblico (ma d’una Bibbia letta in una quotidianità dimessa fino al pezzo di pane e basta; una Bibbia, dunque, apparentemente ridotta, in verità lievitante dal fondo delle nostre ossa e della nostra terra) batte nel passo di tutta la carriera di Cézanne. […] Tante opere che permettono di seguire il bussare continuo di un uomo (e, in lui, d’ogni uomo) affinché davanti ai suoi occhi e alla sua coscienza la gran porta gema sui cardini, si spalanchi e mostri finalmente la verità che abita oltre la sensazione: la Terra Promessa, appunto, dove le forme della vita, le più dimesse e usuali, rivelano, senza nulla perdere della loro contingenza, l’impronta suprema, cioè a dire il fiato e la mano di Dio; e così si pongono quali archetipi stessi dell’essere.

G. Testori, Cézanne, la verità in «Corriere della Sera», 5 maggio 1978.

No Comments

Leave a Reply

Your email is never shared.Required fields are marked *