A quelli che hanno pagato di più, con commozione

Giuseppe Conte: la mia città ferita

“Sgomento. Incredulità. Non può essere Genova, quella marea d’acqua schiumosa e fango che scorre e non trova nessuno ostacolo… Ma dopo l’incredulità, è l’angoscia, una specie di rabbiosa angoscia a prendere il sopravvento” .

Così Giuseppe Conte, sul Mattino del 5 novembre 2011, mentre continua a piovere su Genova. Magnifico poeta e narratore ligure, sempre attento alle tematiche ecologiche, Conte da anni grida, con le armi della poesia e della letteratura, contro gli scempi paesaggistici, contro la riduzione della bellezza alla logica del guadagno. Si rileggano le delicate elegie di Ferite e rifioriture, Lo Specchio, Mondadori, il romanzo profetico I giorni della nuvola (e anche lo splendido recente L’Adultera per Longanesi, sia pur su altre tematiche). Prepara ( e sarà veramente una grande sorpresa, un grido lacerante a cui si dovrà rispondere, personalmente e socialmente) un romanzo che, attraverso una stringente metafora e una trama avvincente, parla delle sorti del nostro pianeta, con una urgenza radicale, come i disastri quale quello di Genova impongono. Riporto altri stralci dell’articolo:

Ho ancora davanti agli occhi le ferite mortali di Monterosso, di Vernazza. Ancora la gola stretta dalla commozione per la rovina dei luoghi che un immenso poeta genovese del Novecento, Eugenio Montale, trasfigurò nella sua opera. … Nessun torrente sarebbe così violento se non vi si fossero persino costruiti sopra dei caseggiati interi. Ma è vero anche che in tanti anni che ho passato in Liguria non ho mai visto arrivare una pioggia così, improvvisa, dilavante e violentissima, e cadere in centinaia di millimetri in pochi minuti, come ai Tropici. Così finiamo per pagare anche noi le malattie del pianeta, che vengono da lontano a colpirci fino a qui, ai piedi delle nostre case… Sono qui, in questa Liguria assediata, che scrivo al mio tavolo, al mio computer. E penso a quelli che non hanno energia elettrica in casa, in questo momento. A quelli che hanno perso la casa inondata e invasa dal mostro del fango. E con commozione più forte, a quelli travolti dalla piena, ai due bambini soppressi e uccisi in un portone. A quelli che hanno pagato di più.

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