A mio parere la pagina più bella dei Promessi Sposi.

Elogio del sonno del fanciullo (a don Giacomo).

Non abbiamo mai parlato molto di letteratura con don Giacomo. Bastava uno sguardo, un gesto, per confortare il mio lavoro o, spesso, stroncarlo, suggerire una dimensione diversa, meno astratta.
Nella ricorrenza di 20 mesi dalla scomparsa terrena gli dedico questo elogio del sonno (vedi anche nel sito di Davide Malacaria, Piccole Note, la rubrica impressioni da Roma, con la bella foto di Massimo Quattrucci) dal, capitolo XXIV dei Promessi Sposi. Innominato ha appena parlato ai suoi bravi, lasciandoli liberi (bellissimo!) di seguirlo sulla nuova via oppure andarsene, dopo aver preso quello che gli spetta.
Dopo una giornata così memorabile, quella del dialogo con Federigo Borromeo, ha sonno. “Eppure aveva sonno”. Cosa c’è di più bello di addormentarsi dopo essere stato perdonato per mezzo di un altro uomo, nel sacramento della confessione? Come ricorderete, la notte precedente, celeberrima, innominato pieno di rimorsi e lacerazioni pascaliane non ha potuto riposare, mentre Lucia, dopo il voto, si addormenta, rinfrancata, di un sonno profondo.
Innominato ritrova “in un cantuccio riposto e profondo delle mente, le preghiere ch’era stato ammaestrato a recitar da bambino” e, con “un ardore improvviso d’arrivare […] il più vicino all’innocenza”, “andò a letto, e s’addormentò immediatamente”.

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