La ragione è tromba ingorgata dalla sua medesima sicumera

–G.Testori

Ingorgo della ragione

Testori dice «perenta» la divinità della ragione, e cioè esaurita in seguito a un completo riassorbimento nelle esperienze del passato. E nel presente si è forse dileguata? A quale deità pieghiamo adesso le ginocchia? Alla deità plastificata del progresso, la quale, già morente nella sua natura, si sfascia in un infinito pus che ci sovrasta come palude. L’umanità e la necessità di cultura rischiano di diventare un sogno, una nostalgia:

La quale (la ragione), appunto, è tromba oggidì «ingorgata» dalla sua medesima sicumera; e dalla mano della morte che, saggiamente, v’ha introdotto le sue ossa fino, appunto, a intasarla. Suono ne esce, che è meno d’un rantolo; metallico, anche lui; anzi, chimico-plastico […] O l’uomo è veramente destinato a livellarsi in questa sorta d’incombente, «internazionale» colonizzazione della cultura e prima e insieme del cibo, degli abiti, della carne e della vita?

Ci sarebbe da temerlo e fortemente, se studiosi specializzati nell’argomento (o che talmente si professano) possono impunemente permettersi di parlare della necessità di render obbligatorio nelle nostre scuole, assieme all’italiano, lo studio dell’inglese (e questo, passi); ma addirittura di proporre questa seconda lingua quale luogo idiomatico universale. Alla buon’ora! Quando nessuno, e men che meno i propositori del bel pasticcio, è riuscito a spiegarci che «liturgia» lo sottenderebbe; quel minimo di «liturgia», intendo, cui l’universo mondo potrebbe rivolgere la propria disposizione naturale al rito; piegare, intendo, le ginocchia; ovvero rizzarsi ancor più fanatico e folle verso la deità non più pietrificata, bensì plastificata del progresso; che non è e già solo morente, almeno nei modi in cui fin qui s’è voluta sperimentare, quanto sfasciantesi all’infinito in un pus che avanza come una coloratissima ma laida palude; i cui colori (poiché d’un pittore, e quale, stiamo pur sempre parlando) si rivelano orridi, disumani e, non per colpa loro, grandemente offensivi, venefici e imbecilli.

One Comment

  • Marialaura Chiacchiararelli wrote:

    UNA NUOVA PREISTORIA
    ‘Tutto è santo, tutto è santo, tutto è santo. Non c’è niente di naturale nella natura, ragazzo mio, tienilo bene in mente. Quando la natura ti sembrerà naturale, tutto sarà finito, e comincerà qualcos’altro’ (dal film Medea di P. P. Pasolini): sono le parole che il Centauro rivolge a Giasone nella sua prima infanzia.
    Adesso che l’uomo ha abbracciato il sapere di Giasone ispirato ad una ragione tecnocratica, dimenticando il sapere mitico-cosmogonico della Medea pasoliniana, che adorava il dio Sole, modello esemplare dell’eterno ritorno, e la Luna dispensatrice di fertilità; adesso che per l’uomo del nuovo millennio comincia a essere del tutto indifferente che i semi perdano la loro forma sottoterra e rinascano; adesso che l’arrivo della primavera non rievoca più nel cuore degli uomini il ritorno di Persefone tra le braccia dell’amata madre; adesso la domanda testoriana-pasoliniana risuona con un’eco maggiore: a quale deità stiamo piegando le ginocchia?
    Nuovi stili di vita, votati al consumo rapido di beni superflui, hanno indotto l’uomo a sostituire vecchi paradigmi mitici con nuovi miti privi di archetipi, così che il Tempo (Cronos) è divenuto un ‘continuum senza principio né fine, come per gli uomini della preistoria che non conoscevano l’agricoltura e quindi non avevano concettualizzato i ritmi temporali’ (P. P. Pasolini, Il caos)

Leave a Reply

Your email is never shared.Required fields are marked *