Mercadet, l’affarista di Balzac

Economia ad interim (o per sempre padrona?)

“Io farò tutto quel che potrò per salvarmi, perchè (tira fuori una moneta da cinque franchi) è questo l’onore del giorno d’oggi? Oggi, anche a vendere gesso per zucchero, se siete capaci di far fortuna senza buscarvi qualche querela, diventate senz’altro deputato, pari di Francia o ministro! Lo sapete perchè han tutti successo i drammi dove i protagonisti son tutti farabutti? Perchè tutti gli spettatori hanno il piacere di potersi dire; in fin dei conti, sono ancora meglio io di quei mascalzoni… Ma io, almeno, ho una giustificazione: io porto il peso del misfatto di Godeu”

Così Balzac, nella sua commedia più fortunata, Mercadet, L’affarista, di cui però per il sopraggiungere della morte, non aveva potuto assistere al trionfo con più di settanta repliche. Riproposta al Quirino di Roma e poi in giro per l’Italia, rimane di una attualità stringente. Personaggio autobiografico che rappresenta Balzac sempre pressato dai debiti, Mercadet solo all’apparenza è un cinico affarista: in realtà, seguo anche la lettura del grande amico Giovanni Antonucci (si veda la sua edizione per la Newton&Compton) di tutto il teatro di Balzac, muove le fila dei suoi creditori, inventando trame di salvezza come un sapiente regista amante del rischio e alla fine, ormai sull’orlo del baratro, si arrende all’amore della moglie e della figlia, coronato da un inatteso lieto fine. Con, sullo sfondo, quella figura di Godeu, il socio che è fuggito rubando una buona parte del capitale accumulato con Mercadet, e che…. tutti aspettiamo, Se non non si vede e forse mai si vedrà, intanto serve a Mercadet per farlo arrivare in modo fittizio, ricco e disponibile, per calmare i creditori. Prosegue il brano proclamando che l’indebitamento è di fatto l’unico valore per gli Stati, e diventa, nel suo particolare stile umano, una condizione esistenziale, aspettando Godeau:

E poi in fondo, che cosa c’è di disonorevole ad essere indebitati? C’è un solo Stato d’Europa che non abbia debiti? E qual è l’uomo che non muore insolvente verso suo padre? Gli deve la vita e non la può certo rendere. La terra è in perenne fallimento ai danni del sole! La vita, signora mia, è un indebitamento continuo! Non è che faccia debiti solo chi vuole! E poi, in fondo, non sono al di sopra dei miei creditori? Io ho i loro soldi, e loro aspettano i miei: io non chiedo loro nulla, e loro vengono a importunarmi. Se uno non ha debiti, nessuno pensa a lui; a me, invece, i miei creditori ci pensano di continuo.

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