Marialaura Chiacchiararelli: Pasolini (e Testori), il corpo, la parola, il teatro

I corpi della pittura. Ancora Pasolini e Testori

In Porcile i corpi…. ricordano l’umanità bassa e deietta dipinta dal pittore antirinascimentale Romanino, ripetono il coro dei popolani antistante La resurrezione di Lazzaro, similmente descritti da Testori…

Continua Marialaura Chiacchararelli, nella sua tesi di dottorato, Gli abissi del tempo, gli abissi dell’anima, Mito e rito nelle tragedie di Pasolini, discussa a Tor Vergata il 21 giugno, verdi post precedenti, citando Testori:

“quei corpi affamati e sbilenchi, quelle schiene stortate e stortolente, quelle mani e quei piedi minati e come sfatti dall’artrosi, quelle facce di pena, di dolore, di miseria, di fame” rievocano i corpi ingigantiti dei Profeti”… corpi capaci di conservare una loro grazia, nonostante la bruttezza e i tratti deformi.

La disumanizzazione del consumismo, per il Pasolini delle tragedie, si abbatte su quei corpi, come gli ebrei di Bestia da stile. Ossessione portata all’eccesso nell’ultimo film, Salò o le 120 giornate di Sodoma, laddove il soppruso sui corpi diventa “una metafora del potere con chi è subordinato al potere”. In conclusione, scrive Marialaura:

il percorso intrapreso (nelle tragedie di Pasolini) alla ricerca dei corpi segnati ci ha permesso di compiere un viaggio negli abissi del tempo e di riscoprire nell’uomo borghese quella “nostalgia del Paradiso” che egli condivide con l’uomo primitivo. I segni rinvenuti sulla pelle dei personaggi delle tragedie hanno lo stesso valore semantico delle scarnificazioni o dei tatuaggi realizzati durante i riti di iniziazione: essi rappresentano i segni tangibili dell’avvenuto passaggio, raccontano un viaggio nella sfera del sacro e disegnano una mappa che consente all’individuo di trovare una propria collocazione nel Cosmo.

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