L’infinita pazienza dell’essere

Testori nella riflessione letteraria di Maria Teresa Giuffrè

Incontrare uno scrittore, narratore o poeta, e riconoscerlo nella verità, è tutt’uno; ti diventa compagno di strada per la vita, sempre pronto a soccorrerti con la sua voce

Con passione e intelligenza, ricorrendo ad aneddoti dell’infanzia, la scrittrice e poetessa Maria Teresa Giuffrè raccoglie le sue significative “testimonianze” saggistiche in  La riflessione letteraria. Scrittrici, scrittori, personaggi.

Diciannove saggi, nove dedicate a scrittrici, da Cristina Campo a Maria Zambrano (pensiero poetante e riflessioni sulla bellezza), da Clarice Lispector, brasiliana di origini ucraine, a Flannery O’ Connor, per arrivare sul fronte contemporaneo a Francesca Sanvitale, passando per la sofferta, incredibilmente gioiosa via conclusa con la morte nei campi di concentramento di Etty Hillesum (la “ragazza che aveva imparato a pregare”): non contano nulle barriere ideologiche o geografiche, conta la “passione per l’uomo” che a volte si fa testimonianza offerta con il sangue. Particolarmente cari a chi scrive gli interventi su Dante Troisi (scrittore giudice di cui proprio in questi giorni si ristampa per Sellerio Il diario di un giudice), il ritratto di Mario Pomilio, e quello su Testori, incentrato su Conversazione con la morte. La Giuffrè ne cita un verso riassuntivo, che potremmo inserire come esergo a tutto il volume. Alludendo ad una Mostra, La notte oscura, ad un libro intervista usciti in contemporanea alla morte, l’autrice scrive:

“Il libro, la mostra, l’autore: la morte riunita alla vita, il cerchio ricomposto ‘e con il cerchio il senso, / l’infinita pazienza dell’essere, / la sua giustizia, il suo significato’”.

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