nessuna politica ci può liberare da un malessere esistenziale

La nostra sete d’assoluto

Nessuna società ha potuto abolire la tristezza, nessuna politica ci può liberare da un malessere esistenziale, dalla paura della morte, dalla nostra sete d’assoluto; è la condizione umana che determina la condizione sociale e non viceversa.

Di quel geniale e controverso uomo di teatro che fu Eugène Ionesco, rintraccio, per il tramite del caro Guido Morselli (ovvero dalla sua biblioteca personale conservata al Fondo Morselli della Biblioteca civica di Varese), la bellissima introduzione al  Rinoceronte del grande critico teatrale Roberto De Monticelli, da cui è tratta la citazione iniziale.

Morselli sottolinea di questa introduzione “il disperato solipsismo intellettuale” che si respira nelle pagine teatrali di Ionesco dove: “L’assassino è in realtà una immagine delle alienazioni cui gli uomini sono sottoposti nelle società moderne”.

De Monticelli riporta il pensiero del drammaturgo: “qualsiasi società, per perfetta che sia, implica una spersonalizzazione dell’uomo, spinta talvolta ‘fino all’alienazione totale e all’ingresso nella irresponsabilità collettiva’”.

Di fronte a queste realistiche espressioni, non si può che rinnovare l’invito a un vero nuovo inizio, a imparare da ciò che accade (Vedi i due post precedenti), magari rileggendo l’Ambleto di Testori, dopo quarant’anni, focalizzando  la vera novità della compagnia intorno al Franzese.

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