Esperto di letteratura di viaggio, l’amico cilentano di Omignano Scalo, prof. Giuseppe (Pino) De Marco è improvvisamente (con delicatezza) “partito” nella notte tra giovedì e venerdì scorso, per la meta suprema, accolto, ne sono certo, dal sorriso luminoso di Dio e di tutti i poeti da lui amati, Ungaretti su tutti. Lo immagino in luoghi simili al suo Paradiso in terra (nonostante la cattiveria e la distruzione umana) di Paestum, di Palinuro, di tutta la costa, come dei paesetti semisconosciuti dell’interno, da Salerno a Camerota.
Proprio a Paestum, in una serata indimenticabile, avevo partecipato alla presentazione, accanto ai templi splendidi nella dolcezza del tramonto di giugno, del suo bellissimo testo Le icone della lontananza. Carte di esilio e viaggi di carta (Salerno Editrice 2009).
Collaborava con riviste specializzate nazionali ed internazionali (Studi Danteschi, Studi Novecenteschi, Filologia & Critica, Chroniques Italiennes, Annali d’Italianistica, Strumenti Critici, ecc.).
Tra le sue altre pubblicazioni: Caproni poeta dell’antagonismo e altre occasioni esegetiche novecentesche (Il Melangolo 2004); Il sorriso di Palinuro. Il visibile parlare nell’invisibile viaggiare di Ungaretti (Studium 2010) “Qui la meta è partire”, (Marsilio, 2012) con scritti sul tema del viaggio in Ungaretti, Vittorini, Piovene, Gadda, da dove ho tratto la citazione iniziale del grande poeta dell’Allegria, nel “reportage” dedicato a Paestum che ora si legge nel Meridiano Mondadori, Giuseppe Ungaretti, Viaggi e lezioni.
Ciao caro Pino, dallo sguardo dolce e curioso, deciso.
Gli occhi, guardano. Lo sguardo pesa sulle cose, le tocca le modifica, le assimila, le forma, le trasforma in parole, in immagini parlanti ed espressive, le distingue da sé e le fa vere; si rispecchia in esse e ci si ritrova, stabilisce la doppia eterna realtà della vita (Carlo Levi, L’umile Italia, in Un volto che ci somiglia. Ritratto dell’umile Italia, Torino, Einaudi, 1960)
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