Giulio Cesare
una prova aperta
dal Giulio Cesare di Shakespeare
adattamento e regia di Fabio Cavalli
“La vita, lo sappiamo bene, riesce a raccontare meglio del teatro e del cinema.” Scrive Andrea Mancini nel suo libro A scene chiuse dedicato alle esperienze maturate in carcere non solo in Italia ma anche nel resto del mondo. Nel Giulio Cesare di Shakespeare rappresentato nel teatro di Rebibbia, la vita riesce a raccontare bene l’attualità di alcune tematiche presenti all’interno dell’opera. Intrighi, tradimenti, congiure e sete di libertà vengono rappresentati dagli attori-detenuti con il trasporto di chi sul palco non sta recitando una parte ma sta portando in scena drammi vissuti nell’arco di un’esistenza che urla come loro all’interno di un carcere: Libertà, libertà, libertà…
Libertà, libertà, libertà…
risuonano queste parole
nel teatro della vita…
risuonano ancora
quando si percorrono
quei lunghi corridoi
chiusi da inferriate spesse
che rappresentano la colpa
E le sento ancor risuonare
quando sento il narrar dei teatranti
o dei studenti emozionati
spaventati dal giudizio
autorevole che iniziano
una danza incantevole di
versi o riflessioni partorite
dall’esperienza maturata
o indotta dai libri appena
letti…
E le sento ancor risuonare
durante il percorso quando
gli occhi s’incontrano e
condividono forse un po’
bagnati una libera
speranza…
grata a voi…
(Luisa Di Bagno, dottoranda di Tor Vergata-Roma, tutor dell’iniziativa Teledidattica in carcere Rebbibbia-Tor Vergata)
Ieri, 17 maggio la consegna dei libretti alle matricole di Lettere. Sono ormai 24 gli studenti detenuti di Tor Vergata. Ne parliamo presto nei prossimi post.
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