Lo studio in carcere, una esperienza indimenticabile anche per tutti i docenti intervenuti che hanno trovato gli studenti-detenuti estremamente seri e preparati, in particolare in Storia della fotografia, Storia moderna, Storia dell’arte.

Poi è accaduto qualcosa, qualcosa che ha voluto metterci di fronte ad una scelta, di prendere le distanze dall’ozio che ci offre una cella, e riempire le nostre giornate pensando al futuro

Ecco la testimonianza dei detenuti il 17 maggio 2013 per l’evento pubblico del Progetto Teledidattica in Carcere Rebbibbia-Università Tor Vergata Roma, per la consegna dei libretti alle 11 matricole di quest’anno accademico.

Buongiorno a tutti i presenti.
Mi chiamo Silvano Giacomo e rappresento il Gruppo Universitario del reparto Alta Sicurezza.
Prima di tutto doveroso ringraziare tutto coloro che hanno voluto e organizzato insieme questo evento: dalla Direzione alla sicurezza, all’avvocato Angiolo Marroni che con tutto il suo ufficio sostiene questo progetto. La dottoressa Ferraioli che per il Garante cura il nostro rapporto con l’esterno.

Ho il piacere e l’onore di rappresentare il gruppo universitario che allo stato attuale conta 24 iscritti inseriti nel polo universitario, unico polo esistente nelle carceri italiane in reparti di alta sicurezza.

Circa 15 studenti detenuti entro il 2014 conseguiranno la laurea chi in economia chi in giurisprudenza chi in lettere. Ho il piacere di condividere insieme a loro serietà impegno e tanta soddisfazione per il profitto con il quale si conseguono gli esami.

Colgo l’occasione per raccontarvi un aneddoto con l’intento di sfatare dei luoghi comuni.

Spesso mi capita di sentire una domanda: ma come fate a ottenere voti così alti?
Semplicemente studiando, rispondo ai curiosi. Curiosità legittima per chi conosce i sacrifici dello studio. A dimostrazione di ciò nelle nostre giornate di esami non vi sono solo momenti felici, è anche capitato che qualcuno di noi è rientrato dalla prova d’esame con un voto basso nonostante conoscesse bene la materia, oppure è rientrato perché ritenuto non sufficiente. Questo per dire che sotto questo aspetto veniamo trattati, e questo ci inorgoglisce, con la stessa metodologia e rigore con le quali vengono esaminati gli studenti esterni. Questo per noi è motivo di vanto perché noi vogliamo essere considerati come gente normale, da tutta la società, gente che ha scelto di impegnarsi e di migliorarsi cercando la via del riscatto.

Noi vorremmo essere considerati non solo per l’ombra del passato che spesso condiziona anche il presente e talvolta fa diventare miopi ed esitanti anche di fronte a cambiamenti di notevole trasparenza. Come è stato il nostro percorso. Molti di noi quando sono giunti nelle carceri non avevano nemmeno idea di cosa fosse la cultura, avevano appena la licenza di media inferiore. Poi è accaduto qualcosa, qualcosa che ha voluto metterci di fronte ad una scelta, di prendere le distanze dall’ozio che ci offre una cella, e riempire le nostre giornate pensando al futuro. Ebbene chi lo fatto credo che abbia diritto di essere valutato quantomeno per quello che rappresenta oggi e non rimanere ancorato agli spiriti di un passato che ormai rimane l’unica nota dolente e che sentiamo ormai lontana lontana lontana.

Spero che questo nostro incontro abbia un senso, che il nostro impegno possa suscitare un dubbio e cioè: chi sono oggi queste persone e che cosa rappresentano per la società, Perche noi vogliamo essere un contributo e non un peso per la società. Dopo questo percorso di coraggio, sacrifici e speranza, questo spazio ci viene veramente stretto. (Silvano Giacomo e il Gruppo Universitario del reparto Alta Sicurezza della Casa Circondariale di Rebbibbia-Roma).

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