A Luigi, a trent’anni dalla morte: “Il miracolo è quando l’inizio assume una evidenza umana e un’attrattiva umana così imponente che l’uomo che per grazia se ne accorge rimane segnato per sempre” (Don Giacomo)

Si è pure tolto gli occhiali, ed era lo stesso sguardo. Ma in Paradiso ci è andato portandoli indosso, ben fissi sul naso.

Luigi deve averle viste così le cose del mondo, misteriose, trasparenti.
Si è pure tolto gli occhiali, ed era lo stesso sguardo. Ma in Paradiso ci è andato portandoli indosso, ben fissi sul naso. Aveva tanto atteso che aveva paura di lasciarli cadere… e così di non distinguere bene il Volto che gli stava venendo incontro…

Il 24 luglio del 1983, moriva a Bosa, in Sardegna, durante una immersione subacquea, Luigi Storoni, studente universitario di Filosofia a Roma Sapienza. Fuori sede, era nato a Pesaro. Con Gianni, Daniele, Marco e altri ha partecipato a quello che don Giacomo, fino alla fine, ha definito un nuovo inizio di grazia, di cui la morte improvvisa e tragica di Luigi è stata un centro propulsore. Nel libro di racconti, Occhi, occhiali e Paradiso ci sono questi racconti. Il più lungo, che dà il titolo al libro, la storia di Luigi, la potete rileggere sul sito di Davide Malacaria, Piccole Note. Vi ho trascritto le ultime frasi e ancora qui sotto l’incipit, che prende spunto dal viaggio di ritorno in Sardegna, dopo alcuni anni, di Roberto, amico di Luigi, che era lì Bosa trent’anni orsono:

Un incanto è un treno che vola, una nave nel cielo infinito.
“Come sono disegnate le cose al mondo, – pensa Roberto – le cose del mondo. Volano via gli aeroporti, le case, perfino i grattacieli”.
Sfilano le Puglie, Bari e riconosce Taranto e i suoi mesi da militare. La costa è una linea disegnata a mano libera, estranea all’arte del disegno, fantasiosa, casuale. E poi il mare.
Deve essere stato terribile sentirsi schiacciare dal mare, da una montagna di acqua buia che toglie il respiro; e sentire tutto ciò che è vivo e sta al di sopra premere e annegare, portare la morte. “Ma Luigi, poi, era salito su, dove tutto è chiaro e le cose si fanno piccole, fragili”.
Deve aver perfino sorriso, così chiamato da Dio. Sorriso di tutto l’affanno, la vana fatica e invece di come è semplice seguitare in mezzo quel cielo, condotti a guardare il mondo non dall’angolo dello sguardo terreno, ma nel suo volto definitivo, completo.
Quanto banale tutto il resto, schermaglia doveva apparire, nuvola di passaggio.
Come quando l’aereo si solleva e lascia l’umidità e la terra per entrare a mille miglia di distanza. Sì, Luigi è salito a vederlo così il mondo. “Ecco gli oggetti, i sentimenti, le cose – sembra dirgli – sono il movimento della vita, l’intreccio, la tela, onde. Ma come le onde, – piccole e grandi lo stesso attimo vanno e tornano, inghiottono, – sono trasparenti di un senso più misterioso, simbolico …”
Come da quel finestrino …
Andrà nuovamente in Sardegna, gli amici Io aspettano a
Civitavecchia, deve imbarcarsi nella mattinata.
Luigi non ci sarà, è morto l’anno prima, annegato in un mare
come quello, in un cielo marittimo. Era scomparso persino il sole dal dolore. Credo che di fronte a quel finestrino e poi appoggiato alla banchina della nave, ritorni a storie della sua vita.

Ed ecco un passo dall’introduzione di don Giacomo a Occhi, occhiali e Paradiso, edito da Nuova Cultura nel 1990.

E’ molto bello che questo inizio, per molti di noi, fosse un inizio già dentro una storia, perché l’incontro che aveva coinvolto Luigi, Daniele, Marco dentro quella storia era accaduto qualche anno prima, qualche mese prima. Ma questa è la caratteristica della storia di questo avvenimento, che “va da inizi in inizi con inizi che non hanno mai fine”. Comunque quel seminario del maggio ’78 fu un miracolo. Il miracolo è quando l’inizio assume una evidenza umana e un’attrattiva umana così imponente che l’uomo che per grazia se ne accorge rimane segnato per sempre.

One Comment

  • Raffaella wrote:

    Socrate diceva “L’insegnante mediocre racconta. Il bravo insegnante spiega. L’insegnante eccellente dimostra. Il maestro ispira”. Nella mia vita ho avuto insegnanti mediocri e bravi ma per ‘fortuna’ anche dei maestri, come te…

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