Il buio più nero, intriso di sangue. Come urla in una scena centrale la straordinaria Silvia Brogi- avvocato Mastrantonio “ho fatto tutto questo per non dimenticare, per non far dimenticare, perché non accada mai più” Sarebbe da rileggere, a proposito di questo spettacolo, le ultime pagine dell’indimenticabile Steiner, Morte della tragedia, quando il grande saggista disegna il profilo, fragile ma tagliente come filo spinato, di un nuovo tragico, da Brecht a Guernica di Picasso. Il buio in agguato, nella sua interezza, compattezza, è simile all’urlo straziante lì descritto, senza mai fine, oltre la fine, fin nelle ossa degli spettatori che, almeno per quelle due ore e per gli attimi di un applauso sommesso e duraturo, sono diversi, cambiati, attoniti. Può essere vero? E’ stato proprio così? E’ tutto vero, avverte la voce fuori campo, senza scampo, all’inizio delle spettacolo. Il buio è in agguato.

Il Buio in agguato, il nuovo spettacolo di Claudio Boccaccini, un colpo al cuore, giusto, sapiente. Il vero teatro

dal 15 al 27 ottobre al Teatro San Paola, via Ostiense 190 a Roma

GAIA DE LAURENTIIS ANTONIO CONTE
con SILVIA BROGI e PAOLO PERINELLI
IL BUIO IN AGGUATO
di Claudio Boccaccini
thriller liberamente ispirato al romanzo omonimo
adattamento teatrale e regia Claudio Boccaccini .

Non perdetelo, si tratta di una storia vera che ci riporta, ancora una volta, con il rischio di coinvolgere il presente, figli e nipoti in una ideologia aberrante, aguzzina, nel ghetto di Budapest, quando, con gli alleati ormai alle porte, gli ungheresi assoldati nei corpi speciali nazisti (le croci frecciate) commettono atrocità umanamente impensabili. Due grandi attrici, Silvia Brogi e Gaia De Laurentis, nei panni della difesa e dell’accusa, si scontrano furiosamente per decretare la colpevolezza o l’innocenza di un vecchio pensionato, Farkas (Antonio Conte) ungherese, ormai da tempo cittadino americano, accusato di essere il più feroce di quei criminali che avevano trasformato il bel Danubio Blu in un pianto di sangue. Una montatura del KGB, o la verità? Con una serie di testimonianze agghiaccianti, con attori superlativi, con la voce diversa, terribile e fioca dei ricordi nella perfetta macchina drammaturgica nell’adattamento di Boccaccini dal romanzo omonimo, si svolge il processo, con un epilogo finale a Budapest e ritorno. Molti spettatori all’uscita, abbracciandosi, stringendo le mani agli attori, hanno detto di esserci stati dentro, dal vivo della vita e del teatro, a quel processo che avanza con continui colpi di scena davanti al giudice, il bravissimo Paolo Perinelli (da non dimenticare anche le due collaboratrice delle avvocatesse e il cancelliere, tutti attori eccellenti, motivati, coinvolti). E c’è un particolare che rende la storia avvincente e straziante fin dall’inizio: Margaret, l’avvocato difensore, è anche, e soprattutto, la figlia dell’imputato: immergendosi nel Danubio di sangue, dovrà lacerarsi tra dubbio e amore, in difesa del figlio, del futuro, di quello che verrà, dell’idea (quella portante dello spettacolo) che l’uomo ritrovi se stesso per non ripetere più orrori, così attuali in molte parti del mondo. Bisogna portare questo spettacolo in giro, per noi, per i nostri figli

No Comments

Leave a Reply

Your email is never shared.Required fields are marked *